Un romanzo straordinario, non esagero se dico che è uno dei migliori che abbia mai letto, sono seria! Trascinante, emozionante, avventuroso... Una riscrittura degli eventi storici fedelissima alle fonti (io ho studiato Tito Livio e ho ritrovato tutta la sua cronaca), ma anche capace di sviluppare aspetti legati ai personaggi, alle atmosfere, ai luoghi in modo coinvolgente e affascinante. Il protagonista poi è straordinario. Mi domando perché un autore comunque poco noto (io non lo conoscevo) riesca a scrivere come nessun autore blasonato (e venduto) riesca a fare... Leggere per credere! PS: unica pecca... la copertina! Davvero orrida, che non rende giustizia al romanzo che contiene.
Il flagello di Roma
390 a.C. Le mura che per secoli hanno protetto Roma sembrano destinate a cedere sotto la furia dei guerrieri celti. Dalla cittadella del Campidoglio, il tribuno Quinto Fabio Ambusto assiste con orrore alla strage in cui, con la sua vigliaccheria, ha trascinato la città. L'ira del nemico barbaro si placherà o segnerà la fine della potenza più temuta al mondo, prostrata dal lungo assedio? Brenno, il valoroso condottiero dei Galli, è arrivato alle porte di Roma in cerca di giustizia per il suo popolo e, adesso che è riuscito a braccare il suo nemico, non si fermerà fin quando la sua vendetta non sarà compiuta. Nemmeno Iulia, la bella prigioniera romana che lo ha stregato, riesce a convincerlo a cessare il massacro: insieme ai suoi guerrieri migliori, Brenno è deciso a compiere un'impresa senza eguali. E soltanto il dictator Furio Camillo, prima calunniato e poi adorato dai Romani nel momento della disperazione, può arrestarne l'avanzata. E mentre fra gli assediati del Campidoglio c'è chi trama perché la missione di salvataggio del dictator si risolva in un'incredibile disfatta, sulla tomba di Romolo, il mitico fondatore, si consuma uno scontro all'ultimo sangue in cui solo l'onore e il ferro delle spade decideranno le sorti del grandioso dominio romano.
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Anno edizione:2013
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GIUSEPPE BIANCHI 15 aprile 2013
lo leggrò tutto, però... non è colpa dell'autore, ma scrivere in copertina "distrugge la capitale del mondo" e (grosso grosso) in 4a di copertina "nessuno aveva mai minacciato le porte di Roma. prima di lui", beh, potevano risparmiarselo... Intanto già nel 508 aC le porte di Roma erano state minacciate dall'etrusco Porsenna re di Chiusi, che appoggiava il rientro dei Tarquini cacciati dalla città l'anno prima. E pare anche che Roma avesse dovuto almeno trattare... Nel 390 (o più probabilmente 386, ma wikipedia è una trappola tentatrice... bastava però vedere: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788842098829/Roma_capta/Roberto_Umberto.html ) la città di Roma non era affatto la capitale del mondo, venendo almeno dopo Persepoli, Atene, Cartagine, Corinto (in ordine sparso), e anche nell'ambito della penisola e dintorni veniva dopo Siracusa e Taranto; diciamo che era una 'potenza media settoriale' . Speriamo che il contenuto compensi questo approccio non proprio eccelso...
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