Canne al vento. Ediz. integrale - Grazia Deledda - copertina
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Letteratura: Italia
Canne al vento. Ediz. integrale
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Descrizione


"Canne al vento", pubblicato nel 1913, è il romanzo della Deledda più letto e tradotto. Sullo sfondo di Galte (Galtellì), un piccolo paese della Sardegna orientale, si intravedono i mali secolari dell'isola, l'estrema povertà della Baronia e l'incubo della malaria sempre in agguato. A Galte vivono le dame Pintor, appartenenti alla nobiltà terriera ormai decaduta, che non sanno adattarsi alla società che cambia, nella quale hanno buon gioco commercianti e usurai. Protagonista principale del romanzo è Efix, il “servo” delle dame Pintor, che si cura della loro sopravvivenza. Quando, diversi anni più tardi, giungerà in paese Giacinto, figlio di Lia, una delle sorelle, a sconvolgere l'esistenza di tutti, Efix, con la sua sofferta saggezza, cercherà in ogni modo di arginare il disastro finanziario provocato dal giovane dissennato, ma morirà proprio il giorno in cui Noemi, la più giovane delle Pintor, deponendo il suo orgoglio, sposa il ricco cugino Don Predu. Il romanzo è pervaso da una vena lirica che stempera le forti passioni trasformandole, come scrive la stessa Deledda, «in un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo».

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Dettagli

Tascabile
188 p., Rilegato
9788822719676

Valutazioni e recensioni

  • g
    Un classico intramontabile

    Lettura piacevole e scorrevole. Il libro fornisce uno spaccato della società dell'entroterra sardo. Consigliatissimo!

  • Canne al vento, pubblicato nel lontano 1913, è considerato il libro più letto e tradotto di Grazia Deledda, la scrittrice sarda, unica donna a vantare il Premio Nobel per la letteratura in Italia. Il romanzo si può definire uno scrigno che contiene casi di vita, modi di pensare di una tradizione (quella sarda) e una particolare propensione verso la descrizione multisensoriale del paesaggio, con i suoi stati d’animo. La Deledda, infatti, in "Canne al vento" riesce a raccontare un ambiente tra il reale e il fantastico, cadenzato dalla vita quotidiana delle persone, che si consuma alla luce del sole, e dalla presenza dei folletti, delle fate, dei fantasmi nella notte. “La vita dell’uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte, su, all’orizzonte a sinistra di Efix, e percorrevano le sponde del fiume alla caccia dei cinghiali e delle volpi”. E questi due mondi finiscono per sfiorarsi, grazie alla tradizione – alle credenze del popolo sardo – che rappresenta anima e corpo di questo romanzo, che abbraccia per molti versi toni gotici. Ma a immergere il lettore in questo mondo bipolare sono i colori, i suoni, gli odori, i gusti che accompagnano la narrazione con decisione, come i sentimenti, talvolta solo abbozzati a volte manifestati più nei gesti che nelle parole. Ma il filo conduttore dell’intero libro – la chiave di lettura – viene suggerito nel titolo: nella figura delle “canne al vento“, uomini che vengono mossi dal destino, immagine che rimanda alle fragilità dell’uomo, in balia di un potere superiore, divino. Da qui l’espiazione, il senso di colpa, i toni malinconici che muovono i personaggi. “Quasi tutti i delitti, le colpe di cui si macchiano i protagonisti deleddiani sono dettati dall’amore… proprio in quanto il loro peccato è prodotto dall’obbedienza ad una forza sotterranea e misteriosa, questi peccatori non si sentono colpevoli verso gli uomini, ma verso la Giustizia divina” ha affermato Neria De Giovanni, in un’analisi del libro. Per concludere, si può dire che "Canne al vento" sia un grande classico senza tempo, in quanto in grado di raccontare una realtà a noi lontana in un modo quasi magico e tenebroso, che riesce a essere vivida nell’occhio del lettore. Ma anche poichè riesce a portare alla luce sentimenti, emozioni e tormenti umani, in grado di unire le generazioni antiche con quelle più moderne. Il blog dell'editore

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Grazia Deledda

1871, Nuoro

Grazia Deledda è stata una scrittrice italiana, celebre per essere l'unica donna italiana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, conferitole nel 1926. Nata in una famiglia benestante in Sardegna, ricevette un'istruzione limitata, proseguendo da autodidatta e sviluppando presto una passione per la scrittura.Dopo un esordio come giornalista su delle riviste di moda, iniziò la sua carriera letteraria pubblicando racconti e romanzi ambientati nella sua terra natale, esplorando le tradizioni e i conflitti interiori di una Sardegna arcaica e pastorale. Tra le sue opere più celebri si annoverano Elias Portolu (1903), Cenere (1904), Canne al vento (1913), che le valse la candidatura al Nobel, e La madre (1920), apprezzata in particolare dallo scrittore inglese David Herbert...

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