Cara Liviuccia. Lettere alla moglie - Giulio Andreotti - copertina
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Letteratura: Italia
Cara Liviuccia. Lettere alla moglie
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Descrizione

«Cara Liviuccia, non preoccuparti per me. Ho raramente il mal di testa piccolo, mentre quello grande l’ho avuto solo sabato mattina, legato alla cena della notte precedente. Del resto, esiste la grazia di stato di cui sono testimone ormai da tanti anni...»


Il mittente di questa lettera del 1960 è Giulio Andreotti e il destinatario è sua moglie Livia. È la sorpresa postuma che filtra dalla maschera di imperturbabilità del personaggio: il potente politico democristiano scriveva regolarmente, su fatti pubblici e privati, alla moglie, cui lo legava un profondo rapporto di fiducia, in grado di infrangere la sua innata riservatezza. Queste lettere, raccolte per la prima volta a cura dei figli, coprono l’arco di due decenni e portano alla luce una famiglia sempre gelosamente protetta dal leader democristiano, che concludeva le missive con la postilla «baci ai bambini». Raccontano dei viaggi, dei pranzi e degli incontri con ambasciatori o cardinali, delle riunioni in Parlamento o degli impegni di partito e di quando, in assenza della famiglia, andava a dormire dalle suore sopra le catacombe di Priscilla, sulla Salaria. Le confessioni di De Gasperi, l’ictus di Segni o i retroscena dell’elezione di Montini al Conclave del 1963 si mescolano agli aneddoti sul barbiere di Gronchi a piazza Barberini, alle complicità della vita coniugale o all’orgoglio per i risultati scolastici dei figli. «Cara Liviuccia, non preoccuparti per me. Ho raramente il mal di testa piccolo, mentre quello grande l’ho avuto solo sabato mattina, legato alla cena della notte precedente. Del resto, esiste la grazia di stato di cui sono testimone ormai da tanti anni...».

Dettagli

336 p., Brossura
9788828209522

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Foto di Giulio Andreotti

Giulio Andreotti

1919, Roma

Uomo politico. Esponente di spicco della DC, parlamentare della Costituente (1946), sottosegretario con De Gasperi, più volte ministro, a lungo in sintonia con il Vaticano su materie di rilievo come la politica estera, assunse con gli anni il ruolo di abile mediatore tra forze politiche diverse e guidò una corrente spesso determinante per gli equilibri interni al suo partito. Sette volte presidente del Consiglio (due nel 1972-73, tre fra 1976 e '79, due tra 1989 e '92), presiedette nella prima metà degli anni '70 un esecutivo non sgradito a destra e nella seconda metà quelli di solidarietà nazionale contrassegnati dalla collaborazione tra oc e PCI. Senatore a vita dal 1991. Inquisito per associazione mafiosa nel 1993 e processato, è stato assolto...

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