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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2010
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« Il desiderio di libertà può trasformarsi in una sorta di orrore che nessuno può prevedere. I mostri aspettano nascosti nell’ombra, il rumore penetrante delle mole che affilano asce e coltelli echeggia ogni notte. È impossibile prevedere quello che può accadere.» Non sono mai stata appassionata ai gialli, ma la letteratura scandinava ha sempre il modo di sorprendermi e farmi appassionare a cose nuove ogni giorno di più: e così è stato con Henning Mankell, tra i maestri dei gialli nordici, che mi ha tenuta incollata sulle pagine, con una storia fatta piena di colpi di scena, con un caso che pagina dopo pagina si fa sempre più difficile e scritta con un linguaggio scorrevole. «I cani di Riga» come si comprende dal titolo, è una storia ambientata nella capitale lettone, ma con una prima parte ambientata a Ystad, cittadina del sud della Svezia, da dove proviene e lavora il protagonista, il commissario Wallander, che viene coinvolto a risolvere un caso di due uomini trovati su un gommone sulle coste di Ystad. L’indagine però si sposterà in Lettonia, e lì Wallander verrà trascinato in un vero e proprio caso politico, data la caduta dell’URSS s la liberazione della Lettonia, paese che Wallander definisce dilaniato, lacerato, un animale ferito, poiché ancora la libertà non è davvero concessa a tutti, e alcune forze di potere nel paese lavorano nell’ombra dalla mafia russa. Wallander finirà più volte in situazioni che vi lasceranno col fiato sospeso, rendendo così la lettura veramente avvincente. Questa inchiesta del commissario è la seconda di una saga di 11 libri, che si possono leggere anche senza seguire l’ordine (anche se ovviamente in tal modo potreste non capire alcuni ruoli di personaggi).
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