"In una notte della tarda primavera, del quinto anno dell'era Meiwa, finisco di scrivere quest'opera accanto alla mia finestra, mentre, cessata la pioggia, è apparsa la luna appena velata; perciò nell'affidarla al tipografo, la intitolo Racconti di pioggia e di luna." Raccolta di racconti fantastici e paranormali tradizionali rielaborati ad arte da Ueda secondo il nascente paradigma dell ukyoe: Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sakè, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell'acqua: questo io chiamo ukiyo. (mondo fluttuante- 1661- Asai Ryoi) Si rappresenta qui una grande commedia di sentimenti umani, il tutto in un'atmosfera notturna e lunare. I racconti hanno qualità alterna, per esempio il primo è un pò troppo manierista e un pò troppo racconto storico, per cui diviene necessario ricorrere continuamente alle note di fine libro, spezzando in maniera irrimediabile la narrazione. In altri casi, per fortuna la maggioranza, emergono con una certa piacevole suggestione grandi temi classici della cultura nipponica: il valore della fedeltà e dell'amicizia che travalica la vita terrestre (L'appuntamento dei crisantemi-un classico), la forza devastante della gelosia muliebre (La casa tra gli sterpi), le illusioni che svaniscono al mattino, il ciclo delle reincarnazioni, i mostri "tipici" dell'immaginario: monaci debosciati, spiriti inquieti, tassi burloni, volpi maliziose e donne serpente. I miei preferiti sono "La passione del serpente" e "Il cappuccio blu", ma tranne il primo e l'ultimo che ho trovato un pò troppo pratici, tutti i racconti hanno un loro fascino lieve. Il Giappone doveva essere un paese di gente costretta a vivere in poco territtorio non molto sano, stretto tra montagne dalle foreste inaccessibili e pianure fangose, ammantato di nebbia e cinto da un mare mai domato, questo spiegherebbe la visione della natura che spesso trapela dalle opere. Un misto tra fascino e repulsione, mistero inspiegabile, irraggiungibilmente bella e terribile nella sua indifferenza all'affaccendarsi umano. Il testo è ricco di riferimenti "classici" sino-giapponesi, a partire dal titolo, ben illustrati nella prefazione, che però spoilera un bel pò troppo sui contenuti dei racconti stessi. Il libro è anche "fisicamente" assai appagante: carta ruvida di un ceruleo assai evocativo, in copertina particolare della Hyakki Yakou (processione notturna dei cento demoni) relativo alla donna serpente, immagini ingenue ma efficaci dell'autore (?) che arricchiscono il testo.
Racconti di pioggia e di luna
Nove storie di fantasmi nelle quali Ueda Akinari (1734-1809) riprende spunti cinesi e motivi del folclore, del romanzo e del teatro giapponesi, rielaborandoli in situazioni originali. Ma questi elementi sono solo parte dell'intuizione poetica e della capacità dell'autore di trasformare le sue sue storie in racconti dove il ricorso al soprannaturale è soprattutto in funzione estetica, la paura è mitigata dalla poesia, e quando "cantano i fagiani e combattono i draghi" il brivido dell'orrore si accompagna all'emozione della bellezza.
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Edizione:5
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ALESSANDRO TIRICO 10 agosto 2010
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