Dopo aver letto il commento di "un lettore non professionale" non potevo esimermi dal rispondere alla domanda finale. La settimana scorsa ho conosciuto personalmente l'autrice Maryanne Wolf, una donna dal carisma eccezionale, di un'intelligenza creativa ed eccentrica. Abbiamo discusso molto sull'argomento del suo libro ed ho posto la medesima domanda sulla scelta del titolo. Cercherò di riportare con parole semplici la spiegazione del titolo (tengo a sottolineare che non sono abbastanza addentrata nel field delle neuroscienze da utilizzare la terminologia specifica). Proust è uno scrittore e critico letterario molto caro all'autrice Wolf, molto vicino al suo pensiero e alla sua propensione verso la vita e il mondo che ci circonda. Per ciò che riguarda il Calamaro la Wolf associa i tentacoli del mollusco ai "rami" del cervello umano. Ogni ramo è relativo alle diverse capacità umane e funzioni del cervello, una di queste riguarda la lettura. Implicitamente nel libro vengono poste diverse questioni che ad oggi né i più esperti neuroscienziati né la stessa Wolf sono in grado di risolvere, come ad esempio: la lettura è una capacità innata nell'individuo oppure si tratta di una responsabilità degli educatori fin dalla prima infanzia?
Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge
Non siamo nati per leggere, ma siamo dotati di un cervello straordinariamente plastico. Così apprendiamo dalla storia e dalla scienza del cervello che legge, raccontate da Maryanne Wolf in questo saggio, dove si intrecciano riferimenti a discipline diverse quali neuroscienza, linguistica, psicologia, storia e pedagogia. La lettura, mostra la Wolf, non è un'attitudine naturale dell'uomo, ma una sua invenzione, forse la più geniale, che risale a 6000 anni fa in Mesopotamia, con la scrittura cuneiforme dei Sumeri. Ottimo esempio di architettura aperta, per imparare a leggere, il cervello umano ha dovuto, e ancora oggi ogni volta deve daccapo, creare sofisticati collegamenti tra strutture e circuiti neuronali in origine preposti ad altri più basilari processi, come la vista e la lingua parlata. Ma oggi, con l'avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l'immagine rispetto alla scrittura, ci troviamo, come 6000 anni fa, nel mezzo di una transizione di portata epocale, un cambiamento di paradigma che sta riorganizzando secondo nuovi parametri il cervello delle nuove generazioni, i nativi digitali. Questo passaggio di civiltà fa sorgere domande inedite: quali perdite e guadagni riserva il domani ai tanti giovani che hanno in larga misura sostituito al libro la cultura di internet? La rapida presentazione di un contenuto informativo digitale può pregiudicare il decantarsi di un sapere più profondo, che necessita di tempi più lunghi?
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293 p., f.to cm 22x16, copertina rigida con sovraccoperta, illustrazioni in b/n. Ottime condizioni. 9788834317211.
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