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Anno edizione: 2022
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In un’epoca nella quale l’ideologia fondamentale del mondo progressista è divenuta il politicamente corretto, non stupisce che la censura di ogni espressione disallineata sia diventata una tentazione per la sinistra, e la lotta contro la censura una insperata occasione libertaria per la destra. Ma è un errore in entrambi i casi. Le idee e gli atteggiamenti che non ci piacciono si combattono con altre idee e modi di essere, non impedendo agli altri di esprimersi.
Chi ha paura della libertà d’espressione? Paola Mastrocola e Luca Ricolfi cercano la risposta a una domanda che si è insinuata pericolosamente nelle nostre vite. La censura autoritaria di un tempo si è trasformata in un follemente corretto che piega la lingua alle mode del momento, tra parole innocenti messe sotto accusa e surreali neologismi “inclusivi”, e in una cultura della cancellazione che rilegge il passato con lo sguardo di oggi. Così, nella giungla di internet e della gogna globale che ha bandito l’ironia e il dialogo, dilaga un clima inquisitorio e intimidatorio imposto da autoproclamati custodi del Bene. Mastrocola e Ricolfi lo raccontano, ne individuano le cause storiche e propongono rimedi, fino a comporre un vero e proprio manifesto per restituire la libertà alla parola oppressa dei nostri tempi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Consiglio a tutti di leggere questo agile libretto, sferzante disamina degli eccessi a cui ci sta portando il politicamente corretto in campo linguistico. Con semplicità e leggerezza i due autori mettono in evidenza l'inutlita' di alcune prese di posizione sul linguaggio, che spesso denotano ignoranza e sono al limite del ridicolo. Ma soprattutto il libro è un invito a mantenere autonomia di pensiero e di ragionamento. Cosa molto utile e sempre più rara in questi tempi...
Avrei dato quattro stelle, se non ci fossero state eccessive semplificazioni di problemi ben più complessi di come descritti. Ahimè, in fin dei conti è un piccolo libro che affronta un problema enorme, quindi gli dobbiamo perdonare qualche dimenticanza.
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