Un libro che stupisce, incanta e racconta. Un elogio alla bellezza dell'essenziale, alle cose semplici e dimenticate che tramandano nel tempo la loro storia. Il concetto principale ricorda molto la cultura giapponese del wabi-sabi dove gli oggetti rovinati e rotti possono riemergere dalla "polvere". Perigalli applica questa teoria ai paesaggi desolati, ai i luoghi abbandonati e misteriosi, alle crepe dei muri e alle case dismesse: un libro che consiglierei ad architetti e interior designer, agli amanti della natura e a tutti coloro che vogliono "riscoprire con occhi nuovi" il mondo che ci circonda.
I luoghi e la polvere. Sulla bellezza dell'imperfezione
Sono passati dodici anni dalla prima edizione di questo libro, che esce ora in una versione ampliata, con un capitolo inedito, la veste estetica curata da Luca Stoppini e una nuova scelta di fotografie, sempre dell'autore. Eppure le pagine scritte sulla magia dei luoghi, la loro imperfezione, la polvere che li ricopre, restano intatte. L'incuria che guida i nostri atti nei confronti della bellezza che ci circonda è rimasta immutata. Siamo sospesi tra la cieca forza distruttiva che ci porta ad abbattere alberi, case, paesaggi incantati e la altrettanto cieca corsa alla ricerca di nuovi orizzonti da ammirare, incontaminati fino al nostro arrivo. Due fatti, tra gli altri, hanno segnato questi dodici anni, quasi l'Alfa e l'Omega di un percorso tortuoso in questo destino. La nascita dell'iPhone e la pandemia di Coronavirus. Sono due eventi apparentemente disgiunti, in realtà connessi attraverso un'origine legata allo spazio, al tempo, alla vicinanza e alla lontananza. Costituiscono il controcanto alla bellezza dell'imperfezione, e mostrano quanto il nostro sguardo di fronte ai luoghi, nella loro semplicità e nel loro lucente palesarsi di fronte a noi, si sia inevitabilmente collegato al loro destino. In questo patto tra tecnologia e pandemia abbiamo sperimentato che, nonostante le democrazie, le dittature, la povertà, la ricchezza, e le guerre, in un secondo tutto si può fermare. Le immagini dei luoghi, lasciati respirare nella loro vera anima senza la violenza della sopraffazione umana, hanno illuminato un cammino possibile verso una nuova attenzione alle cose, agli oggetti e agli eventi di apparente poco conto, a ciò che "inavvertitamente" ci circonda in ogni giorno della nostra vita.
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Autore:
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Denise Ferrari 09 maggio 2016
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Il ritmo è pacato. Sobrio. Cadenzato con discrezione in una melodia che non invade, ma entra nel silenzio senza scomporlo. La frase si dispiega armonica, come l'onda di un mare calmo che accarezza la battigia senza rumore. Nel testo "I luoghi e la polvere", di Roberto Peregalli, troviamo malinconia, nostalgia, rammarico per un mondo in via di estinzione. La polvere del tempo è antagonista, in questo saggio singolare, un po' poesia e un po' romanzo, di un "mostro" che, nel corso dell'analisi, rivela il suo aspetto tentacolare. Personaggi votati alla sconfitta sono la luce, l'ombra, le forme antiche e vecchie, i muri sgretolati, le case abbandonate, e tutto ciò che miracolosamente si sottrae alla furia odierna dell'omologazione e affiora, ancora per poco, dalla diffusa indifferenza come un iceberg in acque tiepide, destinato a liquefarsi presto. L'universo dei mezzi toni, del chiaroscuro, dell'uso sentimentale della forma è in agonia, sopraffatto dalla pianificazione razionale di ogni intervento architettonico mirante a ribadire la supremazia dell'homo technologicus che tutto plasma, controlla e appiattisce nell'uniformità globalizzata, rompendo ogni rapporto con il passato, perché ne misconosce o ignora la storia. Così l'uomo, architetto cinico o miope della propria sorte, travolto dalla smania di competizione, in un'orgia irrefrenabile di esibizionismo, potere e denaro, elabora, progetta e dissemina per il globo ciò che è più scioccante, mirabile, strabiliante, a prescindere dai luoghi e dalle esigenze. Sventra, demolisce, mortifica. Poi edifica; ma non abita più il mondo, lo deforma. Non dialoga con il tempo, lo cancella. E perde anche la propria anima.
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