Leggere questo romanzo significa introdursi nelle menti segnate e contorte degli abitanti di Kabul e osservare la città attraverso i loro occhi: come il fantasma di ciò che era. Infatti, anche tra chi si è ormai sottomesso - per paura o per fede - al regime talebano, aleggia la memoria di un passato fatto sì di guerra e resistenza, ma anche di sogni e speranza, e che ormai è troppo doloroso da ricordare. Ma è proprio questo il pericolo maggiore: dimenticare che esisteva un'altra vita e fare della violenza fisica e spirituale la normalità. Due coppie si muovono nella gabbia che Kabul è diventata tanto per le donne quanto per gli uomini da quando è stata presa in ostaggio dai talebani, e attraverso di loro conosciamo quali forme complicate e contraddittorie prenda l'amore in questa terra. Esiste ancora il sacrificio? Esiste ancora il rispetto? Come si fa ad innamorarsi? Leggere questo romanzo significa immergersi nel passato recente dell'Afghanistan per poi ricordarsi che tutto quello che Khadra racconta sta succedendo di nuovo. Adesso.
Le rondini di Kabul
«Dopo vent'anni - è il rimpianto di Yasmina Khadra -, in cui il semplice ritorno alle cose naturali della vita ci sembrava una specie di miracolo, ma noi ci avevamo creduto, ecco che tutto è sparito in una voluta di fumo, eccoci rispediti alla casella di partenza». Questo romanzo dello scrittore algerino Mohamed Moulessehoul, che ha cominciato a scrivere con lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra - e dopo il successo ottenuto, lo ha mantenuto -, è stato pubblicato nel 2002, poco dopo l'intervento americano in Afghanistan. Attraverso le storie dei protagonisti, parla della vita quotidiana a Kabul sotto i talebani trionfanti, come sono trionfanti oggi vent'anni dopo. Il quadro di un'agghiacciante realtà pubblica, attraverso le scene private di due matrimoni. Mohsen e Zunaira, una coppia borghese ridotta in povertà: «Si erano conosciuti all'università. Lui studiava scienze politiche e aspirava alla carriera diplomatica; lei ambiva a diventare magistrato»; e Atiq e Mussarat, lui un carceriere, quindi un personaggio di un certo privilegio in mezzo a un popolo di prigionieri, lei una malata terminale, quindi ancor più emarginata nella sua condizione inferiore di donna. Tra queste due unioni, vive una colpa immensa e da nascondere assolutamente: l'amore. La bella Zunaira è per Mohsen l'amore di gioventù; Atiq è legato alla sofferente Mussarat di devozione e gratitudine per quello che lei aveva fatto anni prima. Che ne farà di loro «la città dannata», dove «la gioia viene annoverata fra i peccati capitali», e «le esecuzioni pubbliche tendono a diventare routine»? Oggi, «dopo vent'anni di guerra e di speranza», Kabul è ritornata la stessa città dannata. Nel libro c'è una frase che è un'espressione di ottimismo: «I talebani hanno approfittato di un attimo di confusione - dice Mohsen a Zunaira - per assestare un colpo terribile ai vinti. Ma non è il colpo di grazia». Rileggere questo romanzo e confrontarlo con quanto è successo significa prendere atto del colpo di grazia.
-
Autore:
-
Traduttore:
-
Editore:
-
Collana:
-
Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
Erica 17 maggio 2024Tremendamente vivido e più che mai attuale
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it