Sempre difficile recensire un romanzo non-Schiavone. C'è da dire che la capacità di scrittura di Manzini non è qui messa in discussione, anche in questo caso trattiene il lettore e lo spinge ad addentrarsi ed a legarsi alle vicende dei personaggi. Purtroppo il romanzo manca di quella dose di cinismo che lo avrebbe portato a vette più alte; per descrivere alcuni personaggi e situazioni infatti Manzini avrebbe potuto (e dovuto) essere più cattivo ed incisivo...una mancanza questa che ha portato l'opera ad avere quindi troppe descrizioni stereotipate all'interno delle sue pagine. In sostanza: l'autore avrebbe qui dovuto osare di più.
La mala erba
Un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell'oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l'immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
«Nel buio non riusciva a vedere buche, radici e rocce che spuntavano dal terreno. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue.»
«Mi interessano sempre gli ultimi della fila. Quelli che a scuola stavano in fondo, io ero in fondo. Quelli un po’ invisibili, che non vengono trattati dai media o dagli interessi politici e culturali. Quelli un po’ dimenticati.» - Antonio Manzini
Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell'ordine dell'universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall'alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l'amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest'apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell'oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l'immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
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Autore:
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Paolo 02 gennaio 2025Nè sì, nè no...(letto con un po' di ritardo)
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Davide D. 30 luglio 2024
Manzini, tra un capitolo e l'altro di Rocco Schiavone, ci regala romanzi drammatici di grande intensità, popolati da personaggi senza speranza e perseguitati da ogni sfortuna. Questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 2022, è ambientato in un piccolo borgo di montagna, colle San Martino. Tutti conoscono tutti e tutti conoscono i debiti, i problemi e le frustrazioni che ammorbano tutti gli altri. I protagonisti sono Cicci Bellè, proprietario di praticamente tutto il paese, suo figlio Mario, un 32enne con un cervello di un bambino di 5 anni, la giovane Samantha e la sua sfortunata famiglia, padre Graziano e la russa Ljuba. Le vicende di tutti questi personaggi e molti altri, si intersecano tra loro, creando scompiglio, drammi e disperazione. Manzini scrive benissimo, sa perfettamente come far rimanere attaccato il lettore alle sue pagine. Forse il finale non è perfetto, ma il romanzo è solido e vale tantissimo.
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Gigino 23 febbraio 2023Aspro, crudo affascinante.
Seguo praticamente da sempre Antonio Manzini ed ho avuto più volte modo di apprezzare,dal vivo personalmente ,la sua intelligente e garbata ironia. Come tutti i precedenti ho letto tutto di un fiato questo libro e mi è piaciuto molto. Crudo e spietato. Una storia senza domani, ambientata in un luogo senza speranza, tanto ben descritto che ne senti gli odori, i profumi, I colori. Spesso senti la cattiveria emergere dalle pagine. La vittima trasformata in carnefice e viceversa. Il finale da grande scrittore.
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