ho letto diversi libri anche di autori stranieri ma questo è stato il più noioso a mio parere. la narrazione non mi ha coinvolto particolarmente mentre la trama non mi è piaciuta affatto, nonostante Sulinda (la protagonista) sia nata in Italia e desidera che tutte le persone la considerino italiana e non straniera lei non fa altro che lamentarsi e denigrare l'Italia provando invece un amore incondizionato per gli USA. Un'altra cosa che mi ha colpita è stata la sua devozione verso la religione musulmana anche se considera quest'ultima "vecchia" per il mondo di oggi e quindi presa in considerazione solo in parte. In conclusione, dando una valutazione oggettiva, posso dire che in ogni capitolo polemizza sempre gli argomenti che tratta e non vive bene il fatto che la sua religione le metta dei limiti. Sicuramente è una ragazza frizzante e spiritosa però sembra continuamente sforzarsi di risultare simpatica e questo rende il libro abbastanza monotono.
Porto il velo, adoro i Queen. Nuove italiane crescono
Sulinda, 30 anni, nata a Perugia, sposata e con 2 figlie, vive a Milano dove studia lingue all'università per diventare interprete. Come tutte le donne della sua generazione affronta la vita con non poche difficoltà. Con una piccola differenza: è musulmana e porta il velo, e tanto basta perché la si consideri diversa. Camminare per strada, fermarsi davanti a una vetrina, andare in palestra, al mare, in vacanza all'estero, tutto acquista una colorazione speciale. E quello che per le sue coetanee è naturale per lei diventa una parodia o, nella migliore delle ipotesi, una piccola avventura. Ma chi è Sulinda? Italiana o araba? Moderna o tradizionalista? Diversa o normale? Occidentale oppure orientale? Sicuramente fa parte di quella categoria di individui classificata come "seconda generazione", cioè figlia di immigrati ma nata e cresciuta in un Paese diverso da quello di provenienza dei genitori. Sulinda iscrive le sue figlie dalle Orsoline e allo stesso tempo pratica la propria fede musulmana con devozione ma senza per questo trovarsi in contrasto con la cultura italiana. Anzi. In questo libro Sulinda parla di fatti (molti) e accenna qualche riflessione e qualche giudizio (pochi). E lo fa con voce ironica e disincantata. Perché c'è poco da commentare quando si ha intelletto per comprendere che le piccole cose nascondono dinamiche profonde e identità variegate e complesse.
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Anno edizione:2008
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