Il primo racconto è davvero bello: la Napoli di una volta si affaccia tra le righe in tutto il suo splendore. Curioso come sia considerata del tutto naturale l' esistenza di un 'monaciello': credo colga in pieno la magia partenopea. Deludente invece il secondo racconto, lento, troppo 'onirico', poco chiaro.
Il monaciello di Napoli
Monaciello, scugnizzo malinconico e dispettoso è il protagonista del primo racconto di questo volume, mentre il Fantasma servizievole e triste, che non è altro che la morte, ci accompagna nel secondo racconto. Sono "povere creature inimmaginabili": l'ombroso spiritello del primo racconto vive "in un piccolo armadio dalla serratura guasta, dalle porte malferme, fra cataste di panni scuri e penne verdi di pappagallo", mentre del secondo enigmatico fantasma "abbagliante era il suo sorriso in fondo agli occhi di tenebra". Attraverso la voce accorata e dolente della Ortese, si avverte l'eco di nostalgie mai sopite, di dolcezze negate e di figure angeliche e lunari, scontrose e carezzevoli.
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Autore:
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Anno edizione:2001
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PASQUALE FERRARA 31 ottobre 2008
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