Un libro che si deve leggere con attenzione, anche se poi la scrittura scorre veloce. “Il mare non bagna Napoli” è una raccolta di racconti che è difficile incasellare in un genere definito. Vi si trova il racconto “puro”, la visione, la cronaca, lo stile “realistico” sempre però “commentato/ filtrato” dagli occhi dell’autrice o da personaggi (si pensi ad Eugenia del primo racconto) che “parlano per lei. Il racconto che mi ha colpito maggiormente è “La città involontaria”, una cronaca dura, brutale che la scrittrice si trova a ripercorrere nel palazzo dei “Granili”, una vera e propria scala sociale dove alla base c’è un’umanità poverissima, provata, deformata, senza nessuna possibilità di riscatto.
Il mare non bagna Napoli
"Il mare non bagna Napoli" è - sottolinea Pietro Citati nella prefazione - una straordinaria discesa agli Inferi: nel regno della tenebra e delle ombre, dove appaiono le pallidissime figure dei morti. Di rado un artista moderno ha saputo rendere in modo così intenso la spettralità di tutte le cose, delle colline, del mare, delle case, dei semplici oggetti della vita quotidiana. Anna Maria Ortese attraversa l'Ade posando sulle cose e le figure degli sguardi allucinati e dolcissimi: tremendi a forza di essere dolci; che colgono e uccidono per sempre il brulichio della vita. Nei racconti compresi nella prima parte del libro, questi sguardi penetrano nel cuore dei personaggi: ne rendono la musica e il tempo interiore, come molti anni prima aveva fatto Cechov".
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Edizione:1
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Anno edizione:2008
Il mare non bagna napoli
"Il mondo è meglio non vederlo che vederlo così" sentenzia zia Nunzia riferendosi alla piccola Eugenia, bambina affetta da una grave forma di miopia in trepidante attesa del suo primo paio di occhiali, che le consentiranno di vedere il mondo. Un mondo che Immagina meraviglioso ma che non. sarà all'altezza delle sue aspettative Questo è il tema di Un paio di occhiali, il primo dei racconti inseriti nella raccolta Il mare non bagna Napoli scritto da Anna Maria Ortese e pubblicato da Adelphi. Il libro uscì per la prima volta nel '53 e venne considerato dalla critica come un libro contro Napoli, tanto da costare alla sua autrice l'esilio dalla città partenopea. É vero, la Napoli che appare in queste pagine è fin dal titolo lontana dall'immaginario. Eppure questo accade perché Ortese proietta sulla città lacerata quello che è il suo personale senso di smarrimento, di spaesamento. Ed ecco quindi che la Napoli dei bassi, dove non c'è aria, brulicante di questa umanità stracciona coi denti marci in bocca e priva della sua classe di intellettuali, che sembra aver abbandonato gli ideali dell'immediato dopoguerra, altro non è che la manifestazione di uno spaesamento che è fondamentalmente quello dell'autrice. Consiglio la lettura di Il mare in non bagna Napoli a tutti coloro che abbiano il coraggio di guardare il mondo anche quando lo sguardo fa male e abbiano voglia di trovare un'autrice che ha fatto del destino degli esclusi uno dei suoi temi di elezione.

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Manu83 10 agosto 2025Duro
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valenrina 24 luglio 2025incompreso
Cosa volesse dirmi esattamente la Ortese non l'ho capito, non ho purtroppo ritrovato un filo logico soprattutto nell'ultimo racconto. Una scrittura sofisticata ma davvero no sense. Ho apprezzato molto il racconto della città involontaria, che mi ha ricordato molto Le ceneri diAngela. Per il resto gli altri racconti non mi hanno particolarmente suggestionato, l'ultimo invece non l'ho proprio capito. Non consiglio questo libro a nessuno
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Giacomo 17 luglio 2025Un affresco
Un ritratto ferocemente reale di una Napoli ancora ferita dalla Seconda Guerra Mondiale, delle sue contraddizioni e della sua unicità. Ho apprezzato più la prima parte, molto meno la seconda. Un racconto vivido e malinconico, che, per quanto ben scritto, mi ha convinto solo parzialmente.
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