Bello. Davvero molto bello. Non uno dei miei libri preferiti di questo autore, ma l’ho comunque trovato interessante. Il ritmo acquista sempre più velocità, fino a una conclusione nella quale il protagonista ha preso una decisione, la sua posizione rispetto al compiere un’azione deplorevole con la consapevolezza di un bene superiore. ‘La zona morta’ è ammantato da una patina di desolazione… Più andavo avanti con la lettura, più mi sentivo vicina al personaggio di Johnny, testimone della sua lenta e inesorabile discesa verso l’oblio, un destino ingiusto che sembra essergli stato riservato e che non si meritava. Fin dall’inizio si cammina al suo fianco e si assiste a questo suo percorso, del quale lui è più vittima che non protagonista attivo degli eventi. Perché succede quello che succede? Perché proprio lui? Si tratta davvero di predestinazione? È una benedizione o una maledizione? Il finale non l’avevo previsto: sono stata per un bel po’ di tempo senza alcuna idea rispetto a dove saremmo andati a parare; ma Stephen King mi ha abituata a questi sipari amari, quindi posso solo prenderne atto e chiedermi che cosa avrei fatto io di diverso.
