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Anno edizione: 2015
Anno edizione:
Anno edizione: 2019
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Prologo: forse non ho prestato la dovuta attenzione, in ogni caso non ho capito niente del prologo (o quasi). L'inizio non è stato dei più entusiasmanti, le prime pagine mi hanno lasciato abbastanza indifferente. Solamente le prime pagine, però. Primo capitolo: il romanzo si riprende subito, cattura il mio interesse. Siamo in Germania, durante la seconda guerra mondiale. E' la storia della fanciullezza di Liesel, la ladra di libri, una bambina adottata da una modesta famiglia tedesca, alle prese con la fame e le bombe. E' la storia del suo papà e della sua mamma adottivi, Hans e Rosa Hubermann, un uomo buono e mite il primo, un donnone burbero e pratico la seconda. E' la storia di Rudy Steiner, compagno di giochi di Liesel, dichiaratamente innamorato di lei. Ed è la storia di Max, un ragazzo ebreo che intreccia il proprio destino con quello di Liesel. Nonostante alcune affermazioni risultino essere un pò criptiche, la prosa di Zusak è scorrevole. «Per qualche ragione, i moribondi fanno sempre domande di cui conoscono già la risposta. Forse perché così possono morire avendo ragione» ci dice "la Morte", un'entità che vaga sulla terra, le anime appena raccolte tra le dita. Non credo di spoilerare nulla (lo si capisce fin dal prologo) se dico che il libro è narrato proprio dal punto di vista della Morte, che ha il suo bel daffare durante la seconda guerra mondiale, costretta agli straordinari da un conflitto che miete vittime senza sosta. In questo romanzo vedo influenze de "Il corpo" e di "It" di Stephen King, per come Liesel e Rudy vivono la loro amicizia. Vedo influenze del "Death" di Neil Gaiman, per il carattere piuttosto eccentrico della Morte. Ma soprattutto questo libro è figlio de "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee. Non riesco a non rivedere la piccola Scout nei panni di Liesel, come pure non riesco a non rivedere il buon Atticus nei panni di Hans Hubermann. Non riesco a non rivedere gli stessi oppressi, persone di colore nei panni degli ebrei. Voto 7,5
Nonostante lo sfondo sia quello ormai esaminato da moltissimi autori, la seconda guerra mondiale, qui emerge non solo la strage e l’orrore provocato dalla guerra, ma anche gli effetti sulla banale quotidianità di ragazzi costretti a sopravvivere al male: non è la solita storia di bombardamenti, di combattimenti, di campi di concentramento o di resistenza partigiana. È una novità tutta da assaporare pagina per pagina, narrata con uno stile originalissimo che però non dimentica di sottolineare la catastrofe provocata dalla guerra.
Per libri del genere mi sono ripromessa che avrei dovuto fare una recensione con i fiocchi! Ma ho soltanto poche parole per descrivere l’emozione che mi ha lasciato. L’ho letto con tutto l’amore. È il giusto compromesso fra una storia dura, cruda e reale e una racconto dolce e malinconico.
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