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Arminio sa che la morte ha poche parole perché è un fatto sbrigativo con una fortissima allergia verso le retoriche di contorno. Determinate morti avranno dalla loro parte del pathos se non dell’epica ma quelle scelte da Arminio sono le quotidiane, le ospedaliere, le morti per età o perché arriva l’ora e quando arriva non si fa annunciare da squilli di tromba o dal rombare di cavalli in corsi, né da cigolii o da musiche spettrali: succede, ed è quasi come non fosse successo niente, un po’ come succede fin dalla vita, per tutti.
Ordinato per un esame, è un testo particolare in quanto descrive il momento della morte da parte degli individui che stanno per morire o, ormai deceduti. Sembra macabro ma lo definirei empatico. Leggere le impressioni e le sensazioni delle persone al momento della loro morte, leggere le "loro" parole è un modo per "capire" questo passaggio e "comprendere" come ci si può sentire.
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