Prima di leggerlo pensavo di non essere affine al genere narrativo del racconto - in questo caso forse la forma stilistica si avvicina parecchio a quella del romanzo in quanto i racconti seguono un ordine cronologico - invece con questo piccolo volume mi sono dovuta ricredere, mi è piaciuto davvero tanto. Una scrittura molto fluida e coinvolgente quella di Cognetti, mi ha saputo davvero catturare ! Ottimo primo approccio a questo scrittore italiano che merita senz'altro di essere approfondito. Consigliatissimo !!!
Finalista Premio Strega 2013. "Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare, faticosamente, la propria strada.
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Anno edizione:2012
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Concetta De Tommaso 12 marzo 2017
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Quattro. Quattro è un numero che per me vuol dir che il ragazzo è bravo. Non dico Cinque per un qualche motivo mio - soggettivo, e mio - e soprattutto per essere onesto; per dare un messaggio; per dire che è bravo, 'sto Ragazzo, che mi sta pure simpatico, cazzo, e che secondo me merita di essere letto da molti. Quel numero, il Quattro, per me lo merita tutto perché magari meriterebbe pure di più - se la scala fosse diversa - che c'è della gran voglia di scrivere, e della gran voglia di dire, e di essere onesti, quella gran voglia che riga le pagine di questo romanzo di racconti. Un gran bel romanzo; gran bei racconti. Per quel che mi riguarda, Quattro è un numero che ti fa sentire le parole schioccare con la lingua, quando lo leggi. Lo schiocco lo puoi fare più o meno secco: è molto secco se leggi Carver o Yates e robe così; qui è è uno schiocco bello pieno ma più dolce, eh. Dico Quattro perché ho usato quei due ragazzi sopra come unità di misura per il motivo che li sento che sono dei riferimenti importanti - che poi ce ne saranno pur altri cento, eh, di buoni riferimenti. Ma questo è il mio motivo per il Quattro, che è un numero, solo un numero. Apprezzo questo libro da come mi fa schioccare le parole in bocca, mentre le leggo nel cervello. Le schiocco, non ci sono santi è da Quattro bello pieno, e il Quattro, qui, mi piace. Sì - qui - Quattro è un buon numero, un numero onesto, un numero che sarebbe Otto se usassimo un'alra scala, quella di legno, non quella di pixel - forse Otto e qualcosa. Ma qui, il mio numero è Quattro. E Quattro è un buon numero per questo buon Romanzo. Se lo consiglio?: ovvio che sì. Anzi, lo rileggo appena posso, e spero che abbia il successo che merita perchè, ragazzi, qui le parole di 'sto Cognetti mica son buttate lì. Qui le parole ti schioccano nel cervello. E ce n'è di buone, lì dentro, di parole. Mi sa proprio di sì, che ce n'è di molto belle. Già.
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Questo libro potrebbe essere considerato il primo romanzo di Cognetti, anche se più volte è stato definito “un intreccio di racconti che formano un romanzo”. Spieghiamo meglio: il libro è diviso in capitoli, ognuno dei quali riporta un frammento della storia di Sofia Muratore, la protagonista dell’opera. In alcuni la ragazza è la protagonista, in altri dei personaggi a lei vicini aggiungono altri particolari che prima non erano stati descritti, mentre le loro vite proseguono. Sofia è una ragazza problematica, cresciuta in una famiglia della piccola borghesia lombarda. Una famiglia a larghi tratti “normale”, che però cela all’interno delle mura famigliari scomode verità. Sulla base di questo rapporto travagliato coi genitori (e di altri avvenimenti significativi) inizia il viaggio della vita di Sofia: in un capitolo la vediamo da bambina, mentre gioca ai pirati; in un altro invece eccola a Roma a condividere un appartamento con altre tre ragazze. In tutte queste scene persiste la visione di una ragazza dall’identità disturbata, ma che in qualche modo ha la capacità di influenzare le persone che la circondano. Il libro scorre molto velocemente, nonostante sia ricco di contenuti (ottima per esempio la caratterizzazione dei personaggi: niente è lasciato al caso o al banale); è una storia pregna di sentimenti, dove lo stile di Cognetti merita un plauso particolare; lo scrittore infatti riesce a narrare egregiamente il dolore, la disillusione, le paure, ma anche la bellezza dei propri personaggi. Sofia si veste sempre di nero è quindi un’opera ben riuscita di uno scrittore che personalmente mi ha sorpreso: nonostante sia una storia fatta di fallimenti e continui mezzi addii, la prosa di Cognetti tiene incollati alle pagine, sperando sempre di scoprire qualcosa di più riguardo alla trama e al suo sviluppo.
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