Lo ho letto in un solo giorno. E' stato un viaggio molto commovente. Son sempre stata molto sensibile al tema della Shoà, e credo che la cosa migliore da fare, sia apprendere la barbarie attraverso le testimonianze. I libri di storia, sono troppo asettici per descrivere un evento del genere. Qui dentro ci ho trovato tanta umanità, da parte di quelle persone che hanno rischiato anche la propria vita, pur di seguire ciò che era giusto. Roberto Ricciardi, ci descrive in modo molto scorrevole e semplice, la storia di un ragazzo che troppo presto è dovuto crescere, che si è visto portar via la gioventù per motivi che non riusciva a comprendere e che, tutt' ora, non hanno fondamenta. Che nonostante gli orrori a cui ha assistito, è riuscito a ricostruirsi una vita. E' davvero un libro da leggere. Se non altro per renderci conto di quanto l'uomo possa essere indegno di esser chiamato tale, e non fare l'errore di dimenticare. Se fossi un'insegnate, lo darei come lettura scolastica. Oggi giorno, ci sono troppi giovani che usano simboli, senza comprendere a pieno il loro significato e la sofferenza che certe ideologie hanno causato.
Sono stato un numero. Alberto Sed racconta
Questo libro racconta la vita di Alberto Sed dalla nascita ai giorni nostri. Rimasto orfano di padre da bambino, Alberto è stato per anni in collegio. Le leggi razziali del 1938 gli hanno impedito di proseguire gli studi. Il 16 ottobre 1943 è sfuggito alla retata effettuata nel ghetto di Roma. È stato catturato in seguito, insieme alla madre e alle sorelle Angelica, Fatina ed Emma. Dopo il transito da Fossoli, la famiglia è giunta ad Auschwitz su un carro bestiame. Emma e la madre, giudicate inabili al lavoro nella selezione condotta all'arrivo, sono finite subito nella camera a gas. Angelica, un mese prima della fine della guerra, è stata sbranata dai cani per il divertimento delle SS. Solo Fatina è tornata, segnata da ferite profonde: ha assistito alla fine terribile di Angelica ed è stata sottoposta agli esperimenti del dottor Mengele. Alberto è sopravvissuto a varie selezioni, alla fame, alle torture, all'inverno, alle marce della morte. Ha partecipato per un pezzo di pane ad incontri di pugilato fra prigionieri organizzati la domenica per un pubblico di SS con le loro donne. Dopo essere scampato a un bombardamento, è stato liberato a Dora nell'aprile 1945. Tornato a Roma, superate le difficoltà di reinserimento, ha iniziato a lavorare nel commercio dei metalli e si è sposato. Ha tre figlie, sette nipoti e tre pronipoti.
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Anno edizione:2009
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VALERIA POMPA 26 aprile 2010
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