Avvincente e stilisticamente perfetto, si presenta come la sintesi armoniosa di diversi generi letterari. Contiene, innanzitutto, le caratteristiche del romanzo di formazione nella sua evoluzione moderna, nel senso che non si limita a seguire lo sviluppo del personaggio dall’infanzia verso la maturità e l'età adulta, allo scopo di promuoverne l'integrazione sociale, ma viviseziona le emozioni, i sentimenti, i progetti, gli impulsi, analizzandone l’origine interiore. Proprio attraverso una sorta di autoanalisi, il protagonista esamina il proprio percorso soggettivo che lo conduce alla consapevolezza del reale. La ricerca di sé avviene attraverso il monologo interiore, in quanto l’autrice riproduce direttamente il flusso di pensieri che si svolgono nella mente del personaggio. Solitamente, in racconti scritti in prima persona, il soggetto narrante si abbandona all’immediato movimento dei suoi pensieri. In questa narrazione in terza persona, Marina Di Guardo introduce il discorso interno della mente del protagonista sia attraverso l’uso delle virgolette, sia attraverso lo stile indiretto libero di formazione, dimostrando una sicurezza notevole che la pone sullo stesso livello dei migliori scrittori. Il testo accoglie anche i tratti peculiari del romanzo d’ambiente, poiché sottolinea con particolare risalto l’atmosfera sociale che costituisce lo sfondo della vicenda, allo scopo di rappresentare la vita che si svolge nella sua realtà. Tuttavia, è prevalente l’appartenenza dell’opera al genere psicologico, in quanto è privilegiato il coacervo di tensioni, conflitti, lacerazioni dei vari personaggi. Il “noir” s’insinua nella trama con atmosfere cupe e tenebrose, né mancano descrizioni erotiche che non si banalizzano mai nella volgarità. L’elemento principale, che rende questo romanzo superlativo, è l’atmosfera di tensione che inchioda il lettore alla pagina. Nulla appare scontato e l’approdo verso un finale sorprendente e inimmaginabile è il dono meritato di un’attenzione che non consente distrazione. Angela Rizzo scrittrice
Non mi spezzi le ali
"Il giallo, il nero, il rosa. Marina di Guardo sa usare i generi come i colori di una tavolozza traendone sfumature di buon gusto, pennellando personaggi e caratteri che non si dimenticano." (Valerio Varesi) Una volta al mese Sergio Falsaperla, ginecologo cremonese, entrando nel suo studio può individuare con certezza dov'è seduta la sua paziente ideale. Vera Valenti è nel solito angolo lontana da tutti. Sempre la prima. Mai una domanda inopportuna. Incinta e senza nessuno accanto. Una notte, a causa della prematura rottura delle acque, chiamerà Sergio che la affiderà a un collega del turno di notte. Nasce una bimba che morirà poche ore più avanti gettando Vera in uno stato di attonita prostrazione. Sergio inizierà a starle vicino. Dapprima per tacitare i morsi della coscienza. Poi, sempre più attratto da quella donna solitaria e sfortunata, capace di intimità e sentimenti profondi. Insieme cominciano a sognare. Come nei disegni di Sergio da piccolo, dove il cielo era così blu da sembrare artificiale e le nubi servivano solo da decorazione. Ma la vita passata, gli errori commessi, le debolezze ormai croniche riemergeranno. E, alla fine, presenteranno un crudele conto da pagare.
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Anno edizione:2014
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