Avevo già conosciuto i due autori con “Le dodici sedie”, lettura rivelatrice che amai dalle prime pagine. Non è andata diversamente con questo “Le incredibili vicende della città di Kolokolamsk” in cui Petrov e Ilf sollazzano il lettore con la loro ironia, con arguzia e stile. Il libro narra le vicende di questa città immaginaria, a pochi km da Mosca, i cui cittadini sono uno più minchione dell’altro. Fare dell’ironia criticando, nemmeno tanto velatamente, il regime dell’epoca era un’impresa e gli autori dovevano dimostrare una certa abilità per destreggiarsi tra le insidie della censura. Questo tipo di spirito è quello che dovrebbero utilizzare i comici nostrani che prendono di mira il sistema ma, molto spesso invece, si scade nel banale, nel popolare. Una tubatura che salta, i cittadini che esultano all’idea di un nuovo centro termale, i furbi che cercano di sfruttare a proprio beneficio l’incidente, i tecnici che arrivano a risolvere il problema quando già metà della popolazione si è “curata” nello sgorgo fognario. Un cittadino diventa invisibile e l’idea serpeggiante che possa essere presente quando nei palazzi del potere e nelle case si compiono loschi affari e peccatucci, lo trasforma in una sorta di eroe della morale che, anche in questo caso, in piena tradizione russa, viene sfruttato dai più scaltri al fine di migliorare il proprio status sociale, gettando i vecchi arraffoni nello sconforto più nero. Grottesco, ironico, brillante. Certi russi non deludono mai.
