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un film estremamente emozionante...questa idea che attraverso la cultura e la musica si possa giungere alla libertà interiore ed anche esteriore , sconfiggendo uno Stato Moloch, è un'idea molto romantica, anche se ovviamente non sempre trova applicazione nella realtà...
Che dire, trama profonda, regia e interpretazione degli attori notevoli e più che riuscita. L'argomento trattato - la polizia segreta Stasi e i suoi metodi - è rimasto abbastanza in penombra nel cinema fino a questo film tedesco che considero necessario ed un capolavoro. FInale del film da Oscar. La trama riesce a non rendere le 2 ore e 20 minuti nè pesanti nè annoianti, anzi man mano che si entra nel cuore della storia essa avvolge inesorabilmente lo spettatore. Frase da citare "Le persone non cambiano così facilmente, succede solo nelle commedie".
Non so cosa stessi facendo il 9 novembre 1989. Di sicuro non stavo li’ a guardare il Berliner Mauer andare lentamente in pezzi … la barriera antifascista veniva giu’ mattone per mattone e io non ero granche’ interessato. Poi dopo 12 anni e’ arrivata la kastigamatti, uscita dal profondo est , e naturalmente ho cominciato a interessarmi un po’ alle vicende east vs. west. Sono anche andato sulle rovine del muro, ormai un po’ turistizzate … e ho fatto il mio sforzo di immaginazione. E’ per questo che solitamente non perdo film che in qualche modo rievoca quel periodo, dai lunedi di Lipsia fino all’annuncio, comicamente shock, dell’apertura della frontiera da parte del ministro della propaganda DDR Günter Schabowski, fino al crollo. Il recente Final Days per esempio, anche se un po’ posticcio, mi ha commosso nel suo essere cosi’ didascalico. Ma “Le vite degli altri” e’ un’altra dimensione. L’assenza di dialoghi, di vita se vogliamo, intorno al protagonista, lineare funzionario del Ministerium fuer Staatssicherheit (Stasi per gli amici, la sicurezza nazionale), contrasta secca con l’attivita’ febbrile e appassionata degli intellettuali che sorveglia. La salsa che spreme direttamente dal tubetto per condire la pasta mentre accende la TV, nel silenzio del suo appartamento uguale a cento altri nello stesso stabile, e’ solo un fotogramma, ma racconta piu’ di tutta wikipedia. La puttana che riceve, la stessa che gira tutti i funzionari del palazzo. E il viral marketing, possiamo dirlo tra di noi, l’ha inventato la Stasi. Con quel suo andare di casa in casa, di vicino in vicino, fino a raccogliere non si sa neanche quanti collaboratori … una mostra che vidi a Francoforte qualche anno fa raccontava di 300.000. Non se ne parla troppo spesso con la kastigamatti, il graffio non si rimargina … nonostante gli Spreewald Gurken, gia’ celebrati in Goodbye Lenin se non erro, siano ancora nei suoi sogni. Non ha nemmeno voluto andare a verificare il suo fascicolo quando e’ stato messo a disposizione, dopo l’apertura degli archivi. Per il timore di scoprire amici-spia e distruggere un passato che fa meno male sotterrare un po’. “Le vite degli altri” tutto questo te lo racconta, senza troppo gridare, sommesso, mentre il funzionario lentamente abbandona il fervore totalitarista e diventa __comprensivo__, fino all’impensabile gesto finale. E cosi’ facendo ti racconta il dramma dell’anima di chi aveva forse gia’ capito … o era sulla strada. Capolavoro se ce n’e’ uno.
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