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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2023
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Un'analisi critica professionale ma resa semplice, comprensibile, e piacevole da leggere anche grazie ai numerosi riferimenti all'esperienza personale (non solo lavorativa, ma anche di vita privata). Tratta numerosi aspetti che girano attorno al fenomeno dello sviluppo delle tecnologie di comunicazione, alcuni di questi necessiterebbero un saggio ad hoc per essere approfonditi, ma è una interessante carrellata che fa riflettere senza scoraggiare o risultare di stampo "conservatore".
Paolo Crepet analizza un tema attuale e di grande rilievo analizzando l’influenza ed il peso che ha la tecnologia nelle nostre vite, nonché come ha cambiato, sta cambiando e cambierà il nostro modo di comunicare, di rapportarci all’altro e di svolgere tutte quelle attività appartengono al nostro vissuto. Si concentra maggiormente sulle conseguenze già riscontrabili nel nostro quotidiano e nelle quali possiamo tutti facilmente identificarci prendendo atto di una vera e propria ingerenza dei dispositivi digitali e delle piattaforme social, tale da assorbire una porzione importante delle nostre giornate. La lettura è stimolante, interessante e mai noiosa o meramente accademica. Crepet la arricchisce di esperienze personali, di dati concreti, studi condotti in diverse parti del mondo e di contributi autorevoli raccolti nel corso delle sue consulenze e collaborazioni. Rischiamo un appiattimento dell’apparato sensoriale. Il nostro apparato visivo è tarato sull’infinito, e quindi è di notevole entità la porzione di orizzonte alla quale rinunciamo se teniamo sempre gli occhi puntati a trenta centimetri da noi. Lo consiglio vivamente a genitori, adolescenti, giovani adulti. Anzi, francamente auspico che sia letto da molti insegnanti ed educatori e che sia poi spiegato ai bambini e ai giovani ragazzi che corrono il rischio di non saper fronteggiare la pressione del fenomeno tecnologico e di esserne compromessi. Bisogna che tutti comprendano che una dipendenza è sempre dannosa, non importa di che natura sia. Siamo ancora in grado di farci assorbire completamente dalla ammirazione di un’opera pittorica? Di perderci nel dipinto, assorti e concentrati, assaporandone appieno le peculiarità, l’emozione che ci suscita senza affrettarci a catturarne l’immagine sul nostro cellulare, o peggio, a farci un selfie con l’opera in esposizione? La società dell’efficienza tecnologica ci ha abituati a temere la castroneria, la pecca, l’imprecisione. Desideriamo davvero una vita al netto di qualsiasi sbaglio? Oscar Wilde diceva che l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori. Sembra diventato ormai impossibile. Il comportamento social ci risulta più automatico del comportamento sociale. Una maturazione ed una crescita con questi presupposti, è una crescita mutilata. Una non crescita e, spesso, addirittura una regressione. Il saggio non si limita ad una critica tout court del fenomeno tecnologico. Si propone di sensibilizzare ogni essere pensante a restare umano. Dopotutto l’anima e la nostra splendidamente imperfetta natura non passano di moda, non diventano obsolete e non necessitano di aggiornamenti ed app per “funzionare”. Unica pecca: in alcuni tratti, il libro risulta un pò prolisso!
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