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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2013
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Pur riconoscendo le assolute capacità letterarie dell'autore, questo libro non ha fatto per me. Non mi ha minimamente presa. L'ho trovato molto ripetitivo nei concetti e poco appassionante nella storia.
4 stelle
Pag 103, la chiudo qui non fa per me, è stato il mio pensiero ma non la mia volontà. Mi sono a fatica, colpa probabilmente della lettura precedente ovvero un gradevole romanzo dal ritmo lento e fluido, spinto oltre la seconda metà del libro. L’ opera di Roth è un’immaginaria (o forse no) seduta psicoanalitica dove il personaggio ripercorre la sua esistenza, vomitando e proponendo con una cadenza serratissima le sue critiche e nevrosi contro la comunità ebraica ed il biasimo di esserne parte per poi esaurirsi in maniera tra l’emotivo e il pornografico in un'esplosione delle sue esperienze sentimentali e le speranze (forse disilluse) che nutre a riguardo. La lettura non è semplice, lo stile è quello di un lungo monologo, che si articola in sette capitoli (dai titoli alquanto eccentrici), il protagonista, nevrotico, narcisista, erotomane e maniacalmente intrappolato nell’ imprinting ebraico suscita nel lettore emozioni delle più contrastanti, dall’ antipatia a causa della sua visione cinica e crudele verso il padre alla pietà mossa dalla disperata e compulsiva ricerca dell’amore (o non amore). Rifacendomi alla premessa di concludere prematuramente la lettura ho invece concluso il libro conquistato, sedotto e sconfitto dallo stile e la bravura dell’autore. Roth dimostra una preparazione e un’abilità straordinaria nel cucire un’arazzo dai disegni variegati e provocanti, il filo conduttore è la perenne analisi al sistema americano, ebraico, umano o qualsivoglia elemento che fa della nostra vita una continua ricerca al concetto di appartenenza. Un merito anche alla traduzione di Roberto C. Sonaglia che ha caratterizzato e avvalorato lo stile dell’autore. Vivamente consigliato ma non hai più’ puritani.
Recensioni
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