Antonia Pozzi e la montagna
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Un rapporto intenso e immenso quello fra Antonia Pozzi e la montagna Poetessa dall’animo sensibile e fragile, abile scalatrice, fra le prime donne iscritte al CAI Questo libro è un bellissimo omaggio ad Antonia, che amo ricordare così, felice fra le sue montagne Nevai - 1 febbraio 1934 Io fui nel giorno alto che vive oltre gli abeti, io camminai su campi e monti di luce - Traversai laghi morti - ed un segreto canto mi sussurravano le onde prigioniere - passai su bianche rive, chiamando a nome le genziane sopite - Io sognai nella neve di un’immensa città di fiori sepolta - io fui sui monti come un irto fiore - e guardavo le rocce, gli alti scogli per i mari del vento - e cantavo fra me di una remota estate, che coi suoi amari rododendri m’avvampava nel sangue
Sono sempre stata affascinata dalla figura di Antonia Pozzi, così, quando ho notato questo volume tra i titoli in offerta, non ci ho pensato due volte e l'ho subito messo nel carrello. Il libro ripercorre la gioventù di Antonia concentrandosi, per l'appunto, sul suo rapporto con la montagna, sugli incontri fatti negli anni dell'università e sulle prime delusioni amorose, senza tuttavia scendere troppo nel dettaglio, bensì limitandosi a riportare, commentandoli, stralci di lettere e/o poesie scritte dalla giovane nei diversi periodi della sua vita. Le foto a corredo dei vari capitoli, presentate come inedite, sono in realtà delle semplici stampe in bianco e nero, molte delle quali reperibili su internet e di qualità piuttosto scadente. In generale, mi aspettavo un "racconto" più empatico e meno elencativo, invece anche le ragioni che portarono la poetessa al suicidio sono appena accennate, col risultato che si arriva alla fine del libro con la sensazione di essersi persi qualche passaggio.