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Nel romanzo di Navarre Scott Momaday - CASA FATTA DI ALBA (tr. Sara Reggiani, Edizioni Black Coffee 2022) - esordio e subito Prêmio Pulitzer nel 1968, un giovane navajo vive l'esperienza straziante della Seconda Guerra Mondiale e della perdita identitaria. Il suo mondo è quasi scomparso e quello che gli resta è di altri, duro, impietoso, veloce. Molto belle le descrizioni della natura, poetiche e suggestive. Il pianeta umano invece appare quasi un orizzonte misterioso e inconoscibile, in parte per la lingua spezzata e allusiva dell'autore; in parte forse per la traduzione non proprio scorrevole. Lo consiglio ugualmente per i momenti di folgorante verità e illuminazione. "Una singola stella che freme nell'universo è sufficiente a riempire la mente, ma non è niente nel cielo notturno" (p. 117)