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Sur
2022
11 maggio 2022
234 p., Brossura
Mugre rosa
9788869983092

Descrizione

In una città portuale devastata da una peste misteriosa, una donna tenta di capire perché il suo mondo sta crollando. Un vento tossico avvelena le strade e costringe a chiudersi in casa o fuggire, i supermercati si svuotano e la melma rosa prodotta con scarti animali è ormai l'unico alimento reperibile, ma c'è dell'altro: il collasso di tutti i suoi legami affettivi, l'incertezza, il peso dei ricordi. Mentre mette insieme i risparmi con l'idea di partire per il Brasile, la protagonista si muove fra la madre, a cui da sempre la lega un rapporto fortissimo ma conflittuale; Max, l'amore che non riesce a dimenticare, ora ricoverato dopo il contagio; e Mauro, il ragazzino di cui si prende cura, afflitto da una fame insaziabile. Partire equivale a salvarsi, eppure farlo senza di loro è impossibile. Con una scrittura luminosa e immagini potentissime, Fernanda Trías mette a nudo la schizofrenia di una società sempre più simile alla nostra – trovando bellezza anche nel caos – e la fragilità dei rapporti umani, l'unica cosa che conta quando si è sull'orlo dell'abisso.

Valutazioni e recensioni

2/5
(1)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

«L’inizio non è mai l’inizio. Ciò che confondiamo con l’inizio è solo il momento in cui ci accorgiamo che qualcosa è cambiato». _____________ Il problema di Melma Rosa è che un libro che non inizia mai: 230 pagine in cui le parole scorrono senza che succeda nulla. Mi ero avvicinato a questo romanzo di Fernanda Trias, scrittrice uruguaiana, perché incuriosito da un libro, scritto nel 2019, che racconta di una città colpita da un virus misterioso. Volevo capire se dietro a quest’idea ci fosse un’intuizione, la capacità dell’artista di intuire prima degli altri quello che sta per accadere. Forse Trias quell’intuizione ce l’ha avuta, ma purtroppo non è riuscita a portarla avanti nella storia. In finale, Melma Rosa è come quei trailer che ti fanno pensare ad un film fichissimo, che poi si rileva insignificante e lo scopo del trailer era proprio quello di mascherare la pochezza della pellicola.