La migliore bugia
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Forse più "legal" che "thriller", è la traslitterazione di quella che potrebbe essere una delle tante storie di cronaca nera nei tempi di un romanzo che, tra introspezione, mediaticità, sensazionalismo, senso comune, pregiudizi e preconcetti, vuole accompagnare il lettore verso quella indecifrabile e, molte volte, incomprensibile concettualità di verità processuale, umano 'surrogato' di quella, inintelligibile, oggettiva. In un racconto di cronaca giudiziaria lineare, in una trama senza particolari scossoni, si avvicendano le mosse di accusa e difesa, per scacciare e addensare il dubbio della ragionevolezza della condanna di un imputato, che, per physique du rôle, non potrebbe mai essere un freddo assassino. È una lotta al comune senso del sentire, un'indagine al giustizialismo mediatico, un intreccio, semplice, ma efficace, tra processo, procedura, giornalismo arrembante, salottini televisivi, e, non da ultimo, coscienza. Sul filo del rasoio tra colpevolezza e innocenza, fino alla lettura della sentenza (e, forse, anche oltre).
Chi sono i colpevoli? Chi sono gli innocenti? Davvero è meglio condannare un innocente piuttosto che lasciare un colpevole libero di delinquere? Altri dubbi, altre congetture, deduzioni, sillogismi. Come tutti i libri, del resto. Ultimamente mi capita di affollare la mente di pensieri, rimandi, quaestio filosofiche col risultato di tenere sempre acceso il motore del cervello. Il libro di Caringella e altri (ma la lettura in generale e qualsiasi attività culturale) contribuisce ad allargare la mente e ad ascoltare con piglio scrupoloso le proprie emozioni (che, in questo caso, possono essere tradotte con: è giusto o non è giusto? Se fossi un giudice come giudicherei la persona che mi trovo davanti?). Ho sempre pensato che quello del giudice e del medico fossero le professioni più difficili: in mano hanno la vita delle persone. E con la vita delle persone non si scherza. Le puoi rovinare o salvarle, in un caso o nell'altro puoi farle vivere o morire. Questo genere di libri mi piace perché oltre alla storia viene fuori anche l'aspetto umano dell'autore/autori, e pensare così che non sono solo "macchine" messe lì a giudicare ma che, anche essi, hanno un cuore.
un bel legal triller! storia avvincente e sorprendente fino all'ultima pagina....fino alla fine ti chiedi ma sarà stato lui? interessante e ben descritta in più riprese anche la "trafila" processuale e le emozioni legate per ogni parte in ogni singolo processo.