Milano, primi anni settanta. A nord-est, vicino al Parco Lambro, sorge Milano 2. Palermo, 1982. Un costruttore edile sconosciuto muore ucciso in un agguato. È uno dei primi di una sanguinosa guerra civile. Dopo di lui muoiono altre diecimila persone. L'uomo aveva investito i suoi soldi nelle banche di Michele Sindona. I suoi figli sono i fratelli Graviano. Il loro capo è Giuseppe, soprannome Madre Natura. A vent'anni prende il comando. Deve gestire un patrimonio enorme, difendere la famiglia nella guerra, guidare il suo esercito. Ce la farà? Può un ragazzo giovane, da solo, tenere testa alla tempesta finanziaria che sta scuotendo l'Italia? Dalla sua parte ha il governo "militare" del più grande quartiere di Palermo, il Brancaccio in cui Cosa Nostra domina incontrastata. Si allea con i corleonesi e con i servizi. Capaci e via D'Amelio, 1992. Giuseppe Graviano schiaccia personalmente il telecomando di via d'Amelio. Curiosamente, nessuno l'aveva mai sospettato, anche perché vive ormai a Milano. E nessuno aveva sospettato che ci fosse lui dietro alla catena di bombe che nel 1993 hanno portato l'Italia sull'orlo della crisi finanziaria e di un possibile colpo di stato. 1994. Berlusconi scende in campo. Nessuno si accorge dell'arresto di Filippo e di Giuseppe Graviano in un ristorante alla moda di Milano. Tutto, come per magia, finisce. In Italia nessuno più verrà ammazzato. La storia è finita. O forse no. A Palermo un membro della banda Graviano - tale Spatuzza - viene arrestato nel '96 e racconta tutto, smentendo tutta la ricostruzione ufficiale delle stragi. Ma la sua cantata rimane nascosta per dieci anni. I Graviano hanno fatto tutto: Capaci, via D'Amelio, Firenze, Milano, Roma, Maurizio Costanzo, i due carabinieri di Reggio Calabria. E perché? Dal 41 bis, dove sono ormai da trent'anni, i Graviano organizzano i loro affari come se niente fosse. Sono ancora giovani. La stirpe deve continuare. Ma una domanda li tormenta: chi ci ha traditi? Gli stessi che ci hanno ordinato le bombe? Già, chi li ha traditi?
Con riferimento a quanto riportato a pagina 40 dell'Opera ("Salvatore Contorno è nato qui, ha lombi di mafia, una vasta famiglia che produce le lattine del "condimento pronto Contorno" - pomodoro, sarde, capperi, olive ("che se non hai niente per la cena ci butti una Contorno e te la cavi") - lui stesso è un bravo macellaio e ha una grossa cella frigorifera in Corso Dei Mille''.), l'Autore precisa e chiarisce che non intende fare riferimento a Fratelli Contorno S.r.l., società che attualmente svolge la propria attività nella città di Palermo, né alla famiglia Contorno che di tale società possiede le partecipazioni, non essendovi vincoli biologici tra i due distinti gruppi famigliari, Contorno Agostino da un lato e Contorno Salvatore dall'altro.