Un ricordo chiamato impero
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Un libro piacevole. Apprezzabile il contrasto tra la cultura imperiale, con tutte le sue sfaccettature e la sua poetica e quella della piccola stazione mineraria che lotta per mantenere la propria indipendenza e identità. Contrapposizione che caratterizza anche il dilemma interiore del personaggio principale, Mahit Dzmare, strattonata, sua malgrado, tra due mondi e ricordi/emozioni non solo propri. La trama, fra intrighi e segreti, risulta nel complesso coinvolgente anche se in qualche frangente un po’ ripetitiva. Non so se previsto ma sarebbe interessante un seguito. Unico neo: pur comprendendo lo sforzo di creare un linguaggio distintivo del Teixcalaan, alcuni termini sono oggettivamente così complessi da leggere e pronunciare, che ho finito per bypassarli per evitare che la lettura diventasse ostica.