Terre di confine. La frontera. La nuova mestiza. Nuova ediz.
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Gloria Anzaldua è una delle voci più incise della letteratura chicana. Terre di confine, titolo originale Borderlands, è l'opera di una vita. Quella della scrittrice, quella del suo popolo, delle sue nazioni (Stati Uniti e Messico). Un manifesto femminista in cui la scrittrice attinge dalla sua storia personale per indagare la storia nazionale di un popolo, quello messicano, sempre fortemente oppresso dal suo carnefice dirimpettaio. Il confine tra Messico e Stato Uniti emerge nell'opera in tutta la sua contraddizione, è la herida abierta di un popolo (ferita aperta) che sanguina e sempre brutalmente sacrificato. È un dolore che non si placa, che condiziona intere esistenze e dal quale nasce una nuova cultura, quella mestizia. Di uomini e donne che sono messicani ma anche americani, ma al tempo stesso non appartengono mai pienamente a nessuno dei due popoli. Il confine è una linea politica e culturale, è un punto di scontro e incontro, di vita e morte. È un confine sessuale e di rivendicazione. È origine e fine. Opera unica nel suo genere. Potente, dirompente e sempre in grado di portare in un superficie nuove prospettive e interpretazioni. La traduzione di Zaccaria è ottima, ma una lettura del testo originale è necessaria se non doverosa per apprezzare a pieno l'opera di Anzaldua, e per rendere giustizia alla letteratura chicana.