Il ballo

Il romanzo perfetto: asciutto, diretto, arriva subito al nocciolo della questione senza bisogno di artifici. Senza tanti giri di parole, descrive perfettamente il rapporto tra madre e figlia, fatto di contrasti e continue incomprensioni. Il ballo organizzato dalla madre sia per mettere in mostra le proprie ricchezze agli occhi di tutta l'aristocrazia del paese, sia per segnare il debutto in società della figlia, sarà per quest'ultima, l'occasione giusta per "vendicarsi" di tutte le angherie subite dalla madre attenta solo allo status sociale e al denaro.

Romanzo breve ma di un'intensità e precisione disarmanti. Tutto ruota intorno all'organizzazione di un ballo durante la quale emergono la disperazione, la solitudine e il desiderio di attenzioni e affetto di Annette, giovane figlia di una famiglia di "arricchiti", ipocrita e provinciale che, in modo particolare la madre, incapace di qualsiasi tipo di affetto si concentra unicamente nella conquista di un posto nella nobile società degli anni 30.

È un bisturi la penna della straordinaria Irene Nemirovsky nel delineare, senza mezzi termini né perbenismi, un quadro tanto vivido quanto desolante dei protagonisti di questo racconto. Al centro c’è il difficilissimo rapporto tra la quattordicenne Antoinette e sua madre Rosine. La figlia da un lato suscita tenerezza per il suo irrequieto, quasi spasmodico, desiderio di crescere, diventare (e soprattutto essere considerata) un’adulta. Dall’altro, però, ha comportamenti infantili, persino inadatti alla sua età. La madre è un concentrato di difetti che la rendono indigesta fin da subito: è egoista, irascibile, perfida, incontentabile, egocentrica, vendicativa. Ma, in fondo, è solo una donna resa dura dalla vita che vede nella ricchezza da poco conquistata l’ultima speranza di riscatto. Non gioca, tuttavia, a suo favore un costante senso di inadeguatezza, derivante dalla consapevolezza di essere una parvenue. Tant’è che, nel suo nuovo ruolo di dama dell’alta società, prova soggezione perfino nei confronti dei domestici! Può, allora, un ballo essere l’occasione affinché madre e figlia possano entrambe crescere, ma soprattutto, finalmente, in qualche modo, riconciliarsi?