(Martin’s Ferry, Ohio, 1837 - New York 1920) scrittore statunitense. Giovanissimo, cominciò a collaborare ai giornali locali, finché decise, nel 1860, di tentare il pellegrinaggio all’est, nella letteraria Boston, dove conobbe Emerson, Lowell, Hawthorne. La pubblicazione di una biografia di Lincoln gli valse il consolato a Venezia, dal 1861 al 1865, anni rievocati in Vita veneziana (Venetian life, 1866) e in Viaggi italiani (Italian journeys, 1867). Ritornato a Boston, diresse per dieci anni (1871-81) l’«Atlantic Monthly», con tale autorità che le dimissioni dal giornale e il trasferimento a New York assunsero il carattere di un movimento simbolico, quasi che con H. si spostasse il centro letterario del paese. E in effetti la sua carriera documenta le profonde trasformazioni culturali della seconda metà del secolo. Con la sua attività giornalistica H. si batté in favore di un «realismo» americano, concepito come forma d’espressione democratica. Come narratore mirò a elaborare un modello di romanzo di costume a sfondo sociale, popolato di personaggi rappresentativi delle emergenti classi medie urbane. Un incontro occasionale (A chance acquaintance, 1873) delinea il ritratto della ragazza americana, l’«innocente» destinata al trauma e al disincanto, anticipatrice delle eroine di H. James. Un caso moderno (A modern instance, 1881) è il resoconto del declino di un giornalista, intelligente e spregiudicato, e del suo divorzio dalla moglie. L’ascesa di Sylas Lapham (The rise of Sylas Lapham, 1885), diventato un classico del realismo americano, è lo studio penetrante delle ambizioni e delle sconfitte di un imprenditore selfmade inurbato a Boston, che, nell’improvvisa rovina economica, di fronte all’incendio della casa, simbolo delle sue fortune, ritrova l’antica integrità morale. Estate indiana (Indian summer, 1886) e In cerca di nuove fortune (A hazard of new fortunes, 1890) costituiscono ulteriori capitoli di quel grande reportage d’epoca che è la narrativa di H. Sul finire del secolo, scosso dagli aspetti violenti del capitalismo industriale che egli aveva osservato con speranza alle origini, quasi esule in una società letteraria che non si riconosceva più in lui, scrisse i romanzi utopistici Un viaggiatore d’Altruria (A traveller from Altruria, 1894) e Nella cruna dell’ago (Through the eye of the nedle, 1907). Ma il suo ruolo non si esaurisce nella invenzione romanzesca; autore, oltre che di circa 40 romanzi, di poesie, testi teatrali, saggi critici (Critica e narrativa, Criticism and fiction, 1891), egli è l’onnipresente letterato, partecipe di ogni potenzialità del proprio tempo, osservatore e testimone.