Poeta e romanziere scozzese.
Di antica e nobile famiglia, compì studi da avvocato a Edimburgo e tentò la carriera forense, dedicandosi nello stesso tempo all’attività letteraria.
Dopo aver tradotto dal tedesco alcune ballate di Bürger (1796) e di Goethe (1799), si fece notare con la raccolta di Canti giullareschi della frontiera scozzese (The minstrelsy of the scottish border, 1802-03).
Il successo ottenuto nel 1805 con il poemetto narrativo "Il lamento dell’ultimo menestrello" (The lay of the last minstrel, 1805) gli permise di diventare socio dei suoi editori e di stabilirsi (1812) nella grande proprietà terriera di Abbotsford, che rimarrà sua dimora fino alla morte.
Con "Waverley" (apparso anonimo nel 1814), che inaugura la serie dei romanzi d’ambiente scozzese, Scott ottenne ulteriore fama e ricchezza.
Ma l’improvviso fallimento dell’editore (1826) lo coinvolse nella bancarotta e lo costrinse, per pagare i creditori, a uno sfibrante lavoro letterario.
Cardiopatico, Scott morì ad Abbotsford al suo ritorno da un viaggio sul continente.
Fu autore assai prolifico. Dopo la serie dei poemi epico-lirici (che si richiamano alle antiche ballate), fece seguito una serie di romanzi di ispirazione scozzese: prima il già citato "Waverley"; poi "Guy Mannering" (1815), "I puritani di Scozia" (Old mortality, 1816), "L’antiquario" (The antiquary, 1816), "Rob Roy" (1817), "Il cuore del Midlothian" (The heart of Midlothian, 1818), "La sposa di Lammermoor" (The bride of Lammermoor, 1819), "La leggenda di Montrose" (The legend of Montrose, 1819).
In perfetta sintonia con il gusto romantico è il romanzo ambientato nell’Inghilterra di Riccardo Cuor di Leone e delle crociate, "Ivanhoe" (1820), che, insieme a "Quentin Durward" (1823), lanciò la voga del romanzo storico.
In questo filone convergono l’ispirazione fantastica e la ricerca erudita e "antiquaria". Ivanhoe conobbe subito grandissimo successo, e spinse Scott a proseguire nel solco tracciato da quel primo, fortunatissimo romanzo.
I romanzi "Il monastero" (The monastery) e "L’abate" (The abbot), entrambi del 1820, hanno per sfondo la Scozia di Maria Stuarda; "Kenilworth" (1821), invece, l’Inghilterra di Elisabetta; Le avventure di Nigel (The fortunes of Nigel, 1822) quella di Giacomo I.
Con "Redgauntlet" (1824) si torna nuovamente nell’ambiente scozzese, mentre in "Il pozzo di San Ronano" (St. Ronan’s well, 1824) la storia si sposta in un contesto contemporaneo; "Il talismano" (The talisman, 1825) si svolge invece in Terrasanta al tempo, ancora, di Riccardo Cuor di Leone.
Oltre ai numerosi romanzi successivi al tracollo economico di Scott, ricordiamo i 9 volumi di una "Vita di Napoleone" (Life of Napoleon, 1827).
Scott divenne ben presto una bandiera del romanticismo, colto nei suoi aspetti più appariscenti, grazie a un corpus narrativo che ancor oggi fa proseliti per il suo respiro epico.
Scrittore equilibrato, non privo di humour, dispensatore a piene mani, per usare le parole di Wordsworth, del più «innocente piacere», Scott respinge la più tormentata sensibilità romantica, e rifugge nel contempo dal misterioso e dal terrifico proprio dei "romanzi neri": suo scopo primario è piuttosto spiegare in modo razionale ciò che può apparire soprannaturale.
La continua tensione alla razionalizzazione poggia, in Scott, su un'abilità descrittiva non comune, e su una notevole capacità di penetrazione psicologica dei personaggi. Questi, usi a muoversi entro una fitta rete di rapporti sociali, sono osservati minuziosamente da un punto di vista esterno, finché anche i loro nuclei più profondi non siano resi evidenti.
Se pure nell'opera di Scott figure e trame presentano poche variazioni e spesso mostrano qualcosa di meccanico, l’opera ha esercitato un fascino durevole e radicato in lettori e letterati.
Scott viene considerato l’iniziatore di un genere letterario, e cioè del romanzo storico: e come tale la sua influenza è arrivata a farsi sentire persino su scrittori come Puskin e Manzoni.