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Fa' che non sia matto. Tra terapeuta e pazienti: storie di menti che si svelano
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Fa' che non sia matto. Tra terapeuta e pazienti: storie di menti che si svelano - A. K. Benjamin - copertina
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Fa' che non sia matto. Tra terapeuta e pazienti: storie di menti che si svelano

Descrizione


Proprio come nel dramma shakespeariano, così personale da diventare corale, "Fa' che non sia matto" racconta una pazzia piena di lucidità e affronta l'angoscia, l'instabilità, il dolore e la solitudine creando una storia multiforme, spiazzante e ipnotica che si dimostra profondamente umana e oltremodo attuale.

«Affrontando l'infermità con umorismo e capacità narrativa, Benjamin raggiunge un risultato miracoloso» - The Guardian

«Un libro avvincente, che nasconde nel finale un astuto colpo di scena» - The Observer

Un ambulatorio spoglio, dalle pareti di un azzurro gelido, nel reparto di neurologia. Davanti alla scrivania si siedono tanti pazienti, uno dopo l'altro, in attesa di essere visitati. C'è Lucy, una signora che non distingue casa sua da quella della vicina. C'è Michael, sopravvissuto a un brutto incidente durante un volo di base jumping. Ci sono Jane, un'adolescente afflitta da crisi epilettiche, e Tracy, una bambina che è stata travolta da un televisore ultrapiatto mentre cercava di accenderlo. Poi c'è lui, il terapeuta, che interroga e scruta chi gli sta di fronte, alla ricerca della diagnosi da imprimere nero su bianco nella cartella clinica. La verità straziante con cui deve convivere è che non sempre si può guarire: nel campo dei disturbi neurologici le personalità si frantumano, le evidenze sono volubili, le certezze vengono meno. Risonanze, encefalogrammi e tamponi non sono sufficienti per inquadrare un disagio, una persona, una vita. Quando un clinico si spinge nei luoghi più intimi, nascosti e inafferrabili di un paziente, contando su intuito, emozioni ed empatia, non è più importante distinguere chi è sano da chi è malato, capire ciò che è vero e ciò che invece è soltanto il frutto dell'immaginazione. Il racconto di una serie di casi clinici si trasforma allora nel confronto intenso e commovente di un terapeuta con la propria storia personale e lavorativa, che evoca l'espressività dei temi cari a William Shakespeare. Come Re Lear, che deve fare i conti con un potere decadente su un regno sempre più precario, A.K. Benjamin, pseudonimo dietro al quale si cela un neuropsicologo britannico, è un protagonista cangiante e camaleontico. Ha lavorato tra India, Nepal e America centrale, ha vissuto tra migranti, transgender, tossicodipendenti e senzatetto negli Stati Uniti e, fin da bambino, ha avuto a che fare con psicologi, psichiatri e consulenti: a vent'anni è stato sfiorato dall'idea di farsi travolgere dalla metropolitana in una delle stazioni più trafficate di Londra, ha affrontato un matrimonio andato in pezzi e la nascita di due figlie, si è trincerato dietro lo sport estremo per chiedere a se stesso prestazioni sempre più ai limiti e si è fatto strada in una professione labirintica in cui i confini tra terapeuta e paziente si sono rivelati sempre più labili.
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Dettagli

2019
11 giugno 2019
240 p., Brossura
Let me not be mad
9788804712213

Conosci l'autore

A. K. Benjamin

Andrew Mitchell, in arte A.K. Benjamin, dopo essersi laureato a Oxford in letteratura inglese, ha lavorato come sceneggiatore. Quando ha compiuto trent'anni si è dedicato allo studio della psicologia e ha conseguito una seconda laurea. Dopo aver lavorato a Londra per dieci anni come neuropsicologo, ha deciso di trasferirsi in un remoto villaggio dell'India dove si occupa di servizi di riabilitazione cognitiva per bambini afflitti da neuropatologie acquisite o congenite. Nel 2019 pubblica con Mondadori Fa' che non sia matto.

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