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Anno edizione: 2022
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Uno sguardo liberatorio sull'essere donne e madri.
Ogni martedì la psicoterapeuta Stefania Andreoli tiene sul suo profilo Instagram una rubrica di domande e risposte. Qui trovano spazio storie, attualità e tanti dubbi di genitori. Mamme, perlopiù. Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. Giuste, sì, ma per chi? Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia "lo faccio per mio figlio". "Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna per una madre. Le ragioni sono storiche, culturali, legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una distorta interpretazione del famoso istinto materno. La pressione è forte: a lasciare il lavoro; a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia; a sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. In questo libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni e propone l'idea che l'esperienza della maternità possa aggiungere, e non togliere, ricchezza all'identità femminile. Soltanto "facendolo per sé", trovando ciascuna il suo personale modo di fare la mamma – diverso dagli altri perché frutto della propria storia in quanto persona – sarà possibile liberare la maternità, rendendola sana, contemporanea e davvero utile per la crescita di un figlio e per il futuro della società.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi è stato regalato da un’amica lo scorso Natale, a scapito del mio pregiudizio su questo genere dì narrativa. Al contrario infatti, sono rimasta piacevolmente colpita della profondità degli argomenti trattati, senza cadere in alcun cliché.
Stefania Andreoli non delude mai. Questo libro mi ha aperto un mondo. Grazie
È un saggio che le donne in primis, ma le persone più in generale, dovrebbero leggere per liberarsi da quella spada di Damocle che crediamo debba pendere sul nostro capo come una condanna, ossia il sacrificio. Non sono madre, ho letto questo libro in quanto figlia, donna e persona, e mi ha illuminato su tanti aspetti della mia interiorità. Il titolo, da quando l'ho letto la prima volta, mi ha accompagnata in un percorso di crescita, portandomi a chiedermi se davvero fossi in grado di "fare per me", se così mi fosse stato insegnato, quanto mia madre fosse ingabbiata nel mito del sacrificio. La lettura richiede molta concentrazione e attenzione, soprattutto un cuore aperto ad accogliere le parti più delicate, io in primis in molti punti ho dovuto rileggere più volte o fermarmi per interiorizzare determinati concetti, ma la delicatezza e l'autenticità con cui la Dottoressa fa venire voglia di immergersi sempre più. Unica critica: ho trovato alcuni punti un po' farraginosi, poco scorrevoli.
Recensioni
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