Scrittore italiano.
Nato da una famiglia borghese impegnata in prima linea nella lotta contro gli austriaci, il giovane Antonio ha come insegnante il poeta Giacomo Zanella (dopo essere stato, secondo la sua stessa testimonianza, un enfant prodige).
Conseguita la laurea in legge, a Torino nel 1864, si trasferisce a Milano, dove resterà per i successivi cinque anni.
Dopo essersi sposato, e dopo aver fatto rientro - stavolta definitivamente - nella sua natìa Vicenza, dedicandosi all'attività letteraria.
Al 1874 risale il poemetto "Miranda", mentre la raccolta di liriche "Valsolda" data a due anni dopo. In entrambe le composizioni si possono leggere i temi che informeranno la sua opera: una certa vaghezza sentimentale unita all'attenzione alla realtà; sommesse inquietudini ed esaltazioni di stampo misticheggiante.
Il primo romanzo, "Malombra" (1881), viaggia sui binari di un languore che a tratti si stempera in un’aura di spiritualità.
La fama di Fogazzaro cresce rapidamente e si afferma con i romanzi successivi, "Daniele Cortis" (1885), "Il mistero del poeta" (1888) e soprattutto con "Piccolo mondo antico" (1895), che resterà il suo romanzo più celebre, e i successivi "Piccolo mondo moderno" (1900), "Il santo" (1905) e "Leila" (1910).
Lo scrittore, nel frattempo, allarga lo spettro dei suoi interessi culturali, prima affrontando alcuni temi propri della filosofia positivista e dell'evoluzionismo darwiniano, poi accostandosi alle istanze di rinnovamento religioso propugnate dai modernisti.
Attorno alla sua figura, assieme a un generale consenso, si addensa anche uno spirito polemico, dovuto soprattutto alla tendenza mostrata da F. a eleggersi a guida spirituale.
La chiesa, preoccupata dal seguito di cui godono le istanze di rinnovamento espresse da F., interviene nel 1905 mettendone all’indice le opere.
Fogazzaro non se ne dà per inteso, e accetta in silenzio la gogna.
Figura che suscita passioni e forti contrasti, F. è tra gli interpreti più significativi della crisi di quei valori che avevano sorretto la borghesia italiana durante il processo di formazione dello stato unitario.
Partecipe della civiltà ottocentesca, riesce a vedere le implicazioni e le conseguenze di questo malessere diffuso: i suoi romanzi, per quanto narrativamente orientati a soluzioni drammatiche, vivono di un gusto quasi idillico, e sono animati da un afflato alla comunione con la natura, da una vivace caratterizzazione dei personaggi più popolari.
La sua intenzione di farsi predicatore d’una palingenesi spirituale incontra un'esigenza diffusa nel pubblico dell’epoca, ma nel contempo contrasta con le inclinazioni più spontanee e felici dello scrittore.
Non a caso lo scrittore raggiunge la sua maturità espressiva in "Piccolo mondo antico", la cui vicenda si inscrive nostalgicamente in un'epoca nella quale i sentimenti pubblici prevalgono su quelli individuali; un tempo in cui la partecipazione comune a un ideale di vita collettiva garantisce al cittadino quell’equilibrio interiore che nel turbolento clima di fine secolo lo scrittore vede drammaticamente scomparire.