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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2014
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Stefan Zweig ripercorre qui una buona parte del "secolo breve", a partire dalla fine del XIX secolo per arrivare al periodo post-seconda guerra mondiale. Con lucidità e attenta partecipazione descrive le correnti intellettuali di quel periodo, le città-capitali della cultura, parla dei suoi rapporti con gli intellettuali che a suo tempo l'hanno forgiata, ma soprattutto ci mostra le radici di una tematica a lui carissima: la nascita del concetto di Europa. E poi la fine di un mondo, l'inizio della guerra, la prima, e tutti i terribili strascichi che avrà, le lacerazioni mai del tutto sanate che sfoceranno nella seconda. Zweig vive con estrema sofferenza tutta questa prima parte del secolo, vedendo il suo operato frustrato, fino all'epilogo, in cui è bollato come apolide ed è costretto a mendicare una nazionalità. Zweig finirà i suoi giorni in Sud America, ivi mettendo fine alla sua vita. Quello di cui ci parla in questo meraviglioso testo è la fine di un mondo, di un era. Egli percepisce la distanza tra '800 e '900 in modo doloroso, ne avverte la fortissima scissione e non può che constatare che quello in cui è cresciuto è un "mondo di ieri". Dalla sua opera è stato liberamente ispirato un bellissimo film, "Grand Budapest Hotel", in cui il messaggio che passa è proprio il rimpianto di un tempo che non c'è più, la tristezza di fronte ad una perdita e la rassegnazione che non c'è altro da fare che accettare il nuovo stato di cose. Zweig non avrebbe mai visto l'Europa unita, ma abbiamo il dovere di ricordare in lui uno dei padri e dei propugnatori di questa idea che con tanto dolore ha infine visto la luce.
Un libro potente, immenso, che attraversa i secoli e ci riporta nella Felix Austria, negli anni felici dopo il cambio di secolo. Un libro che piomba poi nella disperazione a causa dei due conflitti mondiali, nonostante i quali Zweig auspica sempre a un'Europa unita. Una lettura importante soprattutto in tempi incerti e di guerra come oggi.
Lettura fondamentale! Uno dei libri più intelligenti e appassionanti che io abbia mai letto. Più che un'autobiografia di Sweig, si tratta di una ricostruzione nostalgica e a tratti struggente, ma anche sincera e spietata dell'Europa tra fine Ottocento e primi quarant'anni circa del Novecento. Un mondo di ieri che aiuta a riflettere anche sul mondo di oggi. Certe pagine sulla necessità di un'Europa più unita, sulla tragicità della guerra, sulla xenofobia e su come ci si sente da apolidi... hanno tutt'altro che l'odore stantìo dei vecchi libri. Certe parole, certe frasi producono echi che ancora ci rimbombano dentro. L'unica nota negativa riguarda l'edizione da me acquistata (ho fra le mani la VII edizione Garzanti i grandi libri / Novecento del 2020): la quantità di errori di stampa è insopportabile. Uno scrittore raffinato come Stefan Zweig non si merita tanta sciatteria editoriale.
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