The Atlas Six. Ediz. italiana

Romanzo particolare, avvincente e con un storia interessante. L’ambientazione e la trama sono molto in stile dark academia, con magie, illusioni e misteri, stile Harry Potter, ma con personaggi e avvenimenti più maturi. Gli eventi sono narrati con grande attenzione, infatti si trova un'analisi dei piccoli dettagli dal punto di vista psicologico e materiale. Ogni capitolo è dedicato a un personaggio in particolare il che rende più scorrevole e divertente la lettura. La parte finale risulta in parte ovvia, dati i cliché, ma in fin dei conti è un buon romanzo, spero che il secondo della trilogia, contenga più intrighi e misteri. Concludendo, lo consiglio.

Libro molto interessante con una storia davvero molto carina. Peccato per alcune pagine in cui l’autrice si perde un po’ e non si capisce bene dove voglia andare a parare. Ottime vibes “dark academia”. Da 3,5/4 stelle.

Davvero un bel romanzo che soddisfa per buona parte le aspettative che mi aveva suscitato la lettura del quarto di copertina. Splendide le illustrazioni all’interno, anche se, come spesso capita, i personaggi me li ero immaginati in maniera molto diversa dall’illustratore. Quanto alla trama mi è piaciuta molto l’ambientazione in perfetto stile Harry Potter, con qualche nota in meno di gotico e sfumature decisamente neoclassico-vittoriane (ma siamo pur sempre in Inghilterra!). La vicenda ovviamente è molto più matura data l’età dei protagonisti e, sopratutto, il pubblico di potenziali lettori cui si riferisce. Amori e passini, intrighi e tradimenti, come tutto il resto, sono raccontati dall’autrice con grande destrezza e maturità espressiva, una qualità che francamente non ho mai trovato in nessun romanzo altro dello stesso genere. La trama se stessa è avvincente e scorre in maniera fluida fino alla fine, grazie ad un uso senza dubbio eccellente dei POV (punto di vista narrativo), che cambiano continuamente a seconda del personaggio cui si riferisce il capitolo. Questo espediente rende particolarmente divertente la lettura, evitando di annoiare con un POV monotono e unidirezionale. Quanto ai protagonisti, questi sono caratterizzati in maniera efficace (frutto, come anticipato, dell’uso dei POV nella narrazione) e risultano simpatici (a voi la scelta per chi tifare!). Forse è sui personaggi secondari (in numero troppo esiguo per un romanzo così lungo) che il narrato perde un po’ di credibilità e di spessore narrativo, con scene che vedono coinvolti più o meno sempre gli stessi burattini e che appaiono in alcuni casi ripetitive e meccaniche anche sotto il piano emotivo-sensoriale. Una cosa simile la si può dire anche dell’antagonista “principale” che mi è sembrato un po’ piatto nelle sue scelte e poco approfondito nelle sue motivazioni, riducendosi ad un cliché poco inedito. Sono questo due elementi che combinati insieme rendono il finale di questo primo romanzo parzialmente scontato già dalle ultime cento pagine, con un piccolo e neanche troppo imprevedibile colpo di scena che non riesce a coprire il vuoto generato da un’epilogo un po’ troppo evidente. Della serie troppe prove lasciate in piena vista rischiano di tradire l’assassino prima che l’investigatore riesca a risolvere il caso! (Elementare, Watson!) Tirando le somme si tratta di un buon romanzo (come non se ne vedevano da un po’!), davvero piacevole per essere il primo di una serie; scritto in maniera eccellente nonostante le pecche di Worldbuilding sulle quali si finisce per chiudere un occhio (e anche l’altro…). Spero che nel prossimo libro ci sia una maggior quantità di personaggi in gioco, in maniera tale da rendere più complessa l’intelaiatura della trama e meno scontati taluni passaggi narrativi. In conclusione, lo consiglio!