Questo libro è dedicato a Massimo Sebastianelli, a tutti quelli che non credono che un'idea pazza può segnare il percorso della propria vita, e a tutti quelli che davanti al dolore più grande, hanno la Pazza Idea di continuare quel percorso, trasformando il dolore in speranza. Massimo, che avuto l'idea pazza di concedere una chance a quella ragazzina intraprendente di 14 anni senza alcuna esperienza, ma con tanta voglia di spaccare il mondo. Oggi una mamma che finalmente sta imparando a controllare il tempo, smettendo di correrci contro, correndogli incontro, trasformandolo da peggior nemico, nel suo migliore alleato. Sono una parrucchiera, e lo dico con orgoglio. Per passione e professionalità mi considero un' artigiana dello stile, ma per tutti sono Patrizia, la parrucchiera del Quadraro o di Cinecittà, a seconda da quale angolazione mi guardiate. La mia è un'esistenza fatta di stile, tagli e colori, ma quel Nero mattino di Aprile, senza alcuno Stile, ha tragicamente dato un Taglio alla mia vita, portandosi via quella che era l'altra metà di me. Fino a quel momento, il sogno che ero riuscita a realizzare, era quello di una casa tutta mia. Vivevo in quella casa, nei meandri di Tor Vergata, Cosi vicina, Cosi lontana, come direbbero Albano e Romina. Quel giorno, come da abitudine, Fabrizio mio marito, per svegliarmi bussò alla parete che divide la camera da letto dal salone. Normalmente mi alzo subito, ma quel mattino non fu così. Fabrizio, allora entrò nella stanza per chiamarmi ed io ebbi un sussulto. Stavo sognando, o era la realtà? Con un gesto automatico, guardai l'orologio, erano le 7:00. CAP V “Show must go on”: Lo spettacolo deve continuare, la vita va avanti. E ora che faccio? Come posso andare avanti senza di lui? Lui che era l'anima di Pazza Idea, il parrucchiere di tutti? Queste sono le domande che mi sarei dovuta porre. Invece, come un automa, il mio primo istinto fu quello di continuare, di non mollare. Purtroppo, per farlo ho dovuto ricominciare da zero. La burocrazia non conosce soste, non prova pietà per i morti o per chi rimane. Arrivarono settimane che mi misero a dura prova, che riuscii a sopportare anche grazie a voi che non mi avete mai abbandonato, mi avete sempre sostenuto e fatto credere in me stessa nel momento in cui avrei potuto cedere. CAP VI Giorno dopo giorno riorganizzai il mio modo di lavorare, ovviamente sempre da sola, perché non avrei sopportato un'altra presenza. E' stata dura, e sicuramente ve ne sarete accorti. Fare al meglio il mio lavoro, per me stessa, per i miei clienti e per la memoria di Massimo, era l'automatismo che mi spronava mese dopo mese. Un nuovo, inaspettato forte dolore si prese però un'altra parte di me: la morte di mio padre. Andai nuovamente avanti, ma purtroppo, non ero e non sono una macchina, la sofferenza fisica ebbe la peggio su quella sentimentale, e dovetti cedere alle mie stesse resistenze: non potevo più gestire il negozio da sola. CAP VIII Ricchi o poveri, il tempo è posseduto, condiviso e consumato da tutti allo stesso modo. Ventiquattro ore per tutti. Ho cominciato a convincermi che combattere il tempo sarebbe stata un'impresa impossibile. L'unico modo era andargli incontro. Mettendo a fuoco questo obiettivo, mi si sono aperte le porte di un nuovo mondo. Fino ad allora avevo lavorato almeno 10 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana. 200 ore al mese. Considerato un riposo di 8 ore per notte, aggiungendo il tempo dedicato alle faccende domestiche, a pagare le bollette alla posta, a fare la spesa, effettivamente il tempo per me e per la mia famiglia era veramente limitato.
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