Lo stile di scrittura di Marco Sommariva è unico. Poetico ma senza mai esagerare, non ti annoia, anzi. E’ una poesia che odora di strada, di kebab, di smog. E’ una poesia dal retrogusto amaro. Spesso sorridi per quello che dice e per il modo in cui lo fa. Ti spinge (o costringe) a riflettere. Lui la pillola non la indora mai. Non c’è dolcezza in quello che racconta, è crudo come cruda è la realtà in cui viviamo. Un’altra delle cose che ho apprezzato di questo libro è stata l’idea di associare ogni racconto a un quadro di Bartolomeo Casertano. Colori freddi, atmosfere cupe, il gioco e la complicità che si crea tra testo e dipinto è un colpo di genio che ti fa ben sperare sui progetti di questa neonata casa editrice e su ciò che ci presenterà in futuro.
