L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro in cui l’onirico e il metafisico prendono forma. L’unicità e inafferrabile eleganza di Borges si coglie in una rassegna di impervi racconti labirintici attraverso i quali affronta i temi a lui più cari, la metafisica, la morte, l’infinito. La sua cultura sembra non conoscere limiti e trascina il lettore in una dimensione dove filosofia e letteratura si intrecciano magistralmente. Non solo una lettura da “divorare” ma soprattutto su cui ritornare, rileggere e riflettere cercando di raggiungerne il significato profondo che appare sempre sfuggente. E se al “destino piacciono le ripetizioni, le varianti, le simmetrie”, invero il suo cammino non ha mai univoca chiave di lettura. La sua visione “labirintica” a tratti può confondere ma la rigorosa simmetria, mai altresì scevra di lucide macchinazioni, delinea la chiave di volta attraverso cui Borges si eleva a nostra guida. Nella complessità dell’«Immortale » l’autore pone il problema dell’identità personale “dove in un tempo infinito ad ogni uomo accadono tutte le cose”, un tempo infinito che a sua volte si tramuta in un’infinita pluralità di mondi e persone, identità frammiste, compiute ma infine incomplete. “Nessuno è qualcuno.. sono dio, sono eroe, sono filosofo, sono demonio.. sono mondo”, anzitutto un modo complicato di dire “che non sono”. Due grandi temi, cari alla tematica borgesiana, «cosmo e caos» e qui complice un altro simbolo chiarificatore prediletto all’autore, “il labirinto”. Il percorso all’interno del labirinto è un’ incessante vagare in una serie di nuovi itinerari verso l’infinito, vissuti nell’angoscia di essere “smarriti”, un errare perpetuo teso ad una meta che appare irraggiungibile e che diventa “la ragione delle cose”. Pluralità inesauribile di congetture nel quale tutto diventa fantastica supposizione. Del resto “non esiste al mondo cosa che non sia uguale, o contraria , o nessuno” come scrive nell’«L’ingenuo». Una satira grottesca unisce i destini di questi racconti, nella loro dimensione astorica e nel continuo tramutarsi l’uno nell’altro, «l’ortodosso e l’eretico, l’aborritore e l’aborrito, l’accusatore e la vittima» altro non sono che un’unica persona. Al termine di questa visionaria dimensione borgesiana non si può far altro che ammirare, riflettere e tornare a rileggere. Immenso.
Ogni storia è un libro. Di tutti questi racconti, splendidi, io amo particolarmente quello dei due teologi, ambientato, in parte, nell'antica Aquileia paleocristiana, ma anche il primo, "L'immortale" racchiude pagine di potente forza epica e di grande suggestione. L'Aleph, da leggere specularmente con l'altro grande libro di Borges, "Finzioni". Un ottimo inizio, per poi perdersi tra le altre opere di questo grande autore. Vale il motto: "Quando penso che avrò libri così da leggere,so che potrò essere ancora felice". Borges, per me, è una delle forme della felicità.
Vorrei poter dire che è un capolavoro, ed effettivamente, per chi ama la filosofia, sicuramente questa è un'opera immancabile in libreria. È certo, infatti, che questo complesso di racconti che si richiamano, che si intrecciano in un sempiterno riprendersi di temi, tra cui l'infinito, la morte, le specularità (vere e presunte), il sogno, è il pretesto per sondare i principali concetti su cui la filosofia si è sempre interrogata. I corsi e i ricorsi storici qui si sprecano, come del resto il richiamo continuo alla morte e all' immanenza delle cose (concetti, questi, che si respirano in ogni singola pagina). Tutta l'opera mi ha comunicato un senso di disorientamento e inquietudine, una sorta di effetto labirinto-labirintite e sono convinta che non fosse l'intento ultimo dello scrittore quello di suscitare queste sensazioni opprimenti, quanto insistere sulla riflessione dei grandi temi proposti oltre a sfoggiare una conoscenza enciclopedica della storia dell'uomo e del mondo, delle religioni e della filosofia. Borges, infatti, si presenta come uno scrittore poliedrico, cerebrale, intenzionato a confondere il lettore ignorante e a istruire e innalzare il lettore erudito, che può seguirlo in ogni suo volo pindarico. Non è un caso che Italo Calvino lo citi in continuazione, vista l'affinità espositiva e letteraria dei due. Io, purtroppo, mi ritengo troppo incolto per comprendere ogni sottile significato racchiuso nelle frasi di questi brevi racconti che, oltretutto, presentano dei continui riferimenti gli uni agli altri, come piccole esche a cui un lettore attento abbocca, comprendendo il filo sottile che le lega le une alle altre, in un incessante allusione/illusione di comprensione. E se anche non ci fosse tutto questo significato recondito e ci fosse solo la fantasia dell'autore a far da collante alla struttura di questa narrazione (non a caso egli viene considerato il padre del racconto fantastico metafisico), non si può certo dire che Borges non sia una sorta di burattinaio che giostra i suoi racconti come burattini a cui solo lui sa dare vita e soprattutto sensatezza.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore