Il sesto romanzo del ciclo indo-malese è il primo ambientato in Assam, stato dell'India orientale. Ancora una volta Sandokan rimane sullo sfondo per fare largo al suo braccio destro Yanez: anzi, questo è a buon diritto il "suo" romanzo! La nuova missione è quella di restituire a Surama, futura sposa di Yanez, il trono usurpato di Assam che fu di suo padre il sultano. Sindhia è un tiranno che ama terrorizzare la sua corte, perverso e semifolle. Coinvolto quindi in prima persona, il trasformista Yanez gioca con i "tigrotti" di Mompracem e si diverte un mondo, tenendo all'oscuro delle sue mosse persino il fedele alleato Tremal-Naik o il suo fraterno amico Sandokan. Può sicuramente fare a meno dei deliri da megalomane e le cadute melodrammatiche che sono proprie della Tigre della Malesia. Rianimando la simbologia già sfoggiata ne "Le due tigri" - dove la Tigre della Malesia (Sandokan) sconfiggeva una vera divoratrice di uomini e poi la Tigre dell'India (Suyodhana, leader dei thugs) - qui la Tigre Bianca (Yanez) ha la meglio su una vera tigre nera e poi su quella metaforica (il rajah di... neroniana memoria). Lo scrittore veneto riprende inoltre il metateatro: in questo caso prevede un rimaneggiamento dell'Amleto di Shakespeare attraverso una recita teatrale organizzata da Yanez con l'obiettivo di far rappresentare la scena madre dello sterminio perpetrato a corte da Sindhia. La nuova trama viene però smascherata da un greco, Teotokris, il favorito di Sindhia, il quale intanto scivola sempre più nella pazzia. "Alla conquista di un impero" non è diviso come da tradizione in due parti (con conseguente stacco temporale nel mezzo), ma scorre come un unico flusso ininterrotto di eventi dalla prima all'ultima pagina. Gli ingredienti ci sono tutti (scenari esotici, rajah e principesse, eroi e folli, battaglie per terra e per mare) e l'avventura, propriamente detta, non ha mai raggiunto un tale stato di grazia...
