A consigliarmi la lettura di questo libro è stata mia cugina che, nata alcuni anni prima di me, ha ritrovato nelle pagine un po’ del suo passato, perché Amarcord Mantova è una specie di autobiografia dell’autore, densa di eventi, di personaggi soprattutto locali, che per un mantovano è un piacere poter rammentare. In questo posso dire che il libro ha la chiave del suo successo, in questa memoria storica capace di raccontare con semplicità un mondo che progressivamente sempre più in pochi ricorderemo; tuttavia farei un torto a Renzo Dall’Ara se gli riconoscessi solo questi meriti, perché in realtà, grazie ai suoi molteplici interessi, anche molti non mantovani possono avere un gradimento nello scorrere le pagine che fluiscono costanti come un grande fiume, come appunto il Po che solca queste terre virgiliane. Renzo Dall’Ara era nato a Mantova il 2 maggio del 1930, in Via Tezze, una strada che nasce in Corso Vittorio Emanuele II, parallela alle vie Giosuè Carducci e Tito Speri. Il libro appunto comincia con questo lieto evento, di cui parla l’interessato, con una vena particolarmente umoristica nel descrivere l’abitazione che presenta caratteristiche di dimora popolare tipica del tempo, con il gabinetto all’esterno. Sono i primi anni di vita di Renzo Dall’Ara e lui come in un film ci porta per mano in una cavalcata che arriva fino al primo scorcio dell’attuale secolo (scomparirà a Milano il 3 gennaio 2020). Forse nessuno avrebbe potuto ipotizzare in quel bambinello il futuro famoso giornalista, per quanto classificarlo come tale sia riduttivo, considerati appunto i suoi molteplici interessi, che spaziavano dalle arti figurative alla musica, dalla cucina allo sport, e nel libro ci sono tutti, per quanto predominante sia quello di artefice della carta stampata, non solo locale, anche se quest’ultima ha occupato una parte tutt’altro che trascurabile della sua esistenza.
Amarcord Mantova
Le passioni di Renzo Dall'Ara, come la sua coinvolgente scrittura, ben testimoniate in questo volume, sono così varie da attraversare senza scosse l'epica cinquecentesca di Teofilo Folengo e la riscoperta dei trigoli, la ricerca della pasticceria svizzera arrivata a Mantova nel Settecento e la conoscenza urbana, architettonica, sociale della sua città. Della gente sua. È stato un fondamentale storico della cucina e – più estesamente – della cultura alimentare del territorio. Quest'opera postuma (alla quale teneva molto e che da tempo ci aveva affidato) propone, insieme ai suoi ricordi sempre nitidissimi, storie minime e a volte grandiose, con una scrittura snella, mai ovvia o solenne. Ogni avvenimento è narrato con freschezza e le persone sono sempre descritte con grande umanità.
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Anno edizione:2021
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Renzo 28 luglio 2024Un’autobiografia condivisa
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