Più che un approccio politico invocato, urlato dal titolo e dalla quarta di copertina, il testo resta fondamentalmente narrativo. Più che di una “anatomia” assume l’aspetto dell' "Autopsia di una rivolta". Ciò che emerge resta una applicazione della morale borghese (condizione di madre e di combattente di Ulrike Meinhof, il cui conflitto pubblico/privato assume contorni a dir poco bigotti. Lo stesso Andreas Baader fa la figura di un borderline), di idolatria dello stato che si traduce di fatto nella condanna all'esclusione della pratica rivoluzionaria dal panorama della Storia, rifugiandosi nel più rassicurante riformismo che rimane a sua volta la causa della mancata critica al complesso militare industriale e imperialista del capitalismo, padrone-padre di sfruttamento e ingiustizia diffusa e apparentemente, ma solo apparentemente ovviamente, inarrestabile. Altra caratteristica è la riduzione del conflitto politico a conflitto generazionale, tipico anch'esso della morale borghese come la riduzione del fenomeno politico a fenomeno psicologico o esistenziale. Idiozia del paragrafo "Hitler's Children?" o ipotesi che la cosiddetta aggressività di Meinhof sia riconducibile al cancro benigno di cui fu operata, roba indecente. A conferma delle precedenti osservazioni è la ridotta attenzione riservata alla morte dei prigionieri di Stammheim e al tentato omicidio della quarta prigioniera, questione che per rispetto della vocazione narrativa del libro avrebbe meritato maggiori e dettagliati approfondimenti. Ho scelto di leggere questo testo per pigrizia, perché il testo di Stefan Aust, “Il gruppo Baader-Meinhof. Storia della Rote Armee Fraktion” è di 800 pagine, ma si sa, la pigrizia è nemica giurata della conoscenza. A chi ritiene di voler conoscere e approfondire lo studio delle vicende della seconda metà del Novecento rimando al testo citato di Stefan Aust, che sarà il mio prossimo testo di studio.
Anatomia di una rivolta. Andreas Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin. Un racconto a più voci
Anni settanta. Un manipolo di uomini e donne fa tremare la Repubblica federale tedesca. È la Rote Armee Fraktion. L'organizzazione terroristica d'ispirazione marxista-leninista che dà il via alla "guerra dei sei contro sei milioni", come la definirà Heinrich Boll. Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Ulrike Meinhof, Jan-Cari Raspe, Holger Meins e Horst Mah-ler contro tutta la Germania. Il dramma inizia tra Berlino e Francoforte sul Meno. Si chiude a Stoccarda, con l'imponente ultimo atto messo in scena a Stammheim, il carcere di massima sicurezza in cui si svolge il processo più lungo e costoso della Repubblica federale tedesca. E dove la notte tra il 17 e 18 ottobre 1977 i quattro fondatori della Raf furono trovati morti nelle loro celle. Nel ricostruire la vicenda esemplare della banda Baader-Meinhof, sullo sfondo delle svolte e avanguardie culturali, degli attentati e delle tensioni di quegli anni, Agnese Grieco indaga l'origine e il significato dell'idea di una rivoluzione radicale che, insieme alla Germania, investì tutta l'Europa. Immergendosi nell'intimità dei suoi protagonisti attraverso scritti privati e immagini dell'epoca, analizza i valori libertari originari e la loro drammatica trasformazione in impulsi distruttivi e autodistruttivi, che condurranno i militanti della lotta armata alla teorizzazione del "corpo come arma".
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Anno edizione:2010
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ROUGH 23 maggio 2024"Autopsia di una rivolta"
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