Per rileggere Pascoli in tutte le sfaccettature di un poeta che fu del suo tempo, ma anche moderno e attuale, una nuova antologia invita a riscoprire i molti significati nascosti sotto l’apparente semplicità dei suoi versi, e le sfumature stilistiche e metriche che il poeta di San Mauro seppe offrire alla lirica italiana. Pascoli è uno dei poeti italiani più imitati del Novecento, magari in modi indiretti o trasgressivi, come quelli di Pasolini, dalle prime poesie alle ‘Ceneri di Gramsci‘. La critica sottolinea da tempo la carica innovativa del linguaggio pascoliano che, secondo Gianfranco Contini, sfrutta non solo le componenti normali e grammaticali, ma anche quelle foniche, le risonanze pre- o post-grammaticali, quasi indipendentemente dal significato delle parole. In questa prospettiva, Pascoli s’inserisce nel filone del simbolismo europeo, in cerca di armoniche nascoste nella Natura per disvelare aspetti ignoti della realtà. Quest’aspetto è frequente in tanti testi di Myricae e dei Canti di Castelvecchio, sino alle aperture cosmiche de ‘Il ciocco‘ e ‘Il bolide‘. Questa antologia dà anche conto delle componenti più intime e sofferte dell’indagine pascoliana dentro e oltre la Natura e il Linguaggio. Le immagini più tipiche dell’impressionismo pascoliano, soprattutto nelle Myricae, sarebbero assai meno significative al di fuori di una raccolta che sottolinea l’inevitabile presenza nel ciclo vitale della morte, talvolta benevola, ma anche ossessiva, come nei testi di lutto personale e sull'assassinio del padre come ‘X agosto‘ o ‘La cavalla storna‘. La forza di Pascoli si coglie anche nei temi. Dopo le prime raccolte, le più note a livello scolastico, il poeta seppe rinnovarsi, aprendo la sua lirica alla storia. Legandosi sempre a luoghi precisi, dalla nativa Romagna alla Garfagnana, seppe entrare nei microcosmi in cui viveva mettendo in luce i cambiamenti della modernità attraverso personaggi indimenticabili, come la piccola Molly di ‘Italy‘: figlia di emigranti, non capisce la forza del legame che resiste con la madrepatria, e sembra disprezzare i suoi parenti garfagnini. Ma infine prevarranno la solidarietà e gli affetti: Pascoli vuole far capire quanto era (ed è) importante che anche gli emigrati di seconda o terza generazione riconoscano un vincolo profondo con la madrepatria. Pascoli è anche un poeta che interpreta il suo tempo. Grazie al distanziamento storico, le sue idee si possono ora valutare senza diffidare di un certo nazionalismo talvolta ingenuo. La sua ultima produzione, che comprende i Poemi conviviali, gli Odi e inni, le Canzoni di Re Enzio e gli incompiuti Poemi del Risorgimento, è viceversa ricca di valori epici che ricordano una continuità storica alla giovane nazione italiana, in parte divisa agli inizi del Novecento. La forza che già Carducci maestro di Pascoli aveva saputo riconoscere nel Risorgimento è individuata in grandi personaggi antichi e moderni, artisti e poeti, eroi e condottieri, ma anche sovrani dalla vita infelice, come il Re Enzio, figlio di Federico II, a lungo prigioniero a Bologna. L’antologia, infine, segue il percorso pascoliano e dà conto dei suoi cambiamenti e innovazioni, ricostruendo una parte importante della storia letteraria e civile d’Italia. Anche il Pascoli latino, con adeguati commenti, si apprezza per la raffinata sensibilità linguistica, ma anche per i contenuti, che in questo caso rinviano alle radici più antiche della civiltà italiana. Anche nel Pascoli meno noto troviamo elementi d’interesse formale e tematico: un’epica legata all'Italia nata dal progressivo allargamento del campo poetico dal dolore del singolo e della Natura alla storia di un popolo. Quest’antologia si propone quindi obiettivi diversi, ma tutti imp
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