L' arcivescovo deve morire. Oscar Romero e il suo popolo - Ettore Masina - copertina
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L' arcivescovo deve morire. Oscar Romero e il suo popolo
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Trent'anni fa moriva, ammazzato mentre celebrava la messa dagli squadroni della morte armati dai latifondisti, il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai poveri. Essere diventato, dal prete conservatore che era, la voce più coraggiosa di denuncia delle atroci violenze subìte dai campesinos, dagli operai, dagli stessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del popolo. E che così diventavano nemici da schiacciare, per i padroni della terra, il governo appoggiato dagli Usa, l'esercito e i carnefici delle bande paramilitari. 15 anni dopo la prima edizione (Gruppo Abele), mentre è in corso il processo di canonizzazione che porterà alla proclamazione della santità del vescovo dei poveri, ritorna riveduto e aggiornato con le ultime notizie sui retroscena del suo omicidio il "classico" di Ettore Masina. "Dobbiamo essere riconoscenti a Ettore Masina, al suo stile fluente, per averci comunicato un'immagine storica, spoglia di trionfalismi e profondamente evangelica, di questo santo del popolo, dei "dannati della Terra". (Leonardo Boff, dalla prefazione)

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<p>Trent'anni fa moriva, ammazzato mentre celebrava la messa dagli squadroni della morte armati dai latifondisti, il vescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. La sua colpa? Essersi lasciato convertire dai poveri. Essere diventato, dal prete conservatore che era, la voce più coraggiosa di denuncia delle atroci violenze subìte dai campesinos, dagli operai, dagli stessi preti, dalle donne che stavano dalla parte del popolo. E che così diventavano nemici da schiacciare, per i padroni della terra, il governo appoggiato dagli Usa, l'esercito e i carnefici delle bande paramilitari. 15 anni dopo la prima edizione (Gruppo Abele), mentre è in corso il processo di canonizzazione che porterà alla proclamazione della santità del vescovo dei poveri, ritorna riveduto e aggiornato con le ultime notizie sui retroscena del suo omicidio il "classico" di Ettore Masina. "Dobbiamo essere riconoscenti a Ettore Masina, al suo stile fluente, per averci comunicato un'immagine storica, spoglia di trionfalismi e profondamente evangelica, di questo santo del popolo, dei "dannati della Terra". (Leonardo Boff, dalla prefazione)</p> Brossura p.376 9788860890764 Molto buono (Very Good) .

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L' arcivescovo deve morire. Oscar Romero e il suo popolo

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376 p., Brossura
9788860890764

Valutazioni e recensioni

  • Oscar Romero, un uomo timido e introverso, formato nella migliore tradizione post-tridentina ma ha accettato i cambiamenti del Concilio Vaticano II. "Sentir con la Iglesia" il suo motto e ragione di vita. Nel momento più difficile del suo paese, egli si è lasciato educare dal suo popolo. Osteggiato e messo in difficoltà dai confratelli salvagoregni, ha saputo conciliare la sua adesione al Vangelo e quindi l'opzione preferenziale per i poveri con il ruolo di pastore e guida. Non ha mai fatto politica ma ha illuminato, condotto e protetteo il suo popolo. Voce che ha gridato la conversione dei cuori di tutti sia dei guerriglieri che dell'oligarchia latifondista, ha denuciato la violenza istituzionalizzata con la non violenza o meglio con la violenza dell'amore. Strenuo difensore dei diritti umani. L'autore ha saputo tratteggiare un martire del secolo appena trascorso.

  • Renzo Montagnoli

    Oscar Arnulfo Romero y Galdàmez (Ciudad Barrios, 15 agosto 1917 – San Salvador, 24 marzo 1980). In queste due date, come per tutti gli esseri umani, è ricompreso il percorso terreno di questo sacerdote, di famiglia povera, ma non misera, avviato al seminario dall’alcade del suo paese natale, in quanto sin da bambino dimostrava una concreta vocazione religiosa. E in effetti fu allievo attento, studioso e coscienzioso, tanto da meritare l’accesso alla Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il baccellierato in Teologia. Ritornato al suo paese, svolse il suo ministero sacerdotale con autentica passione, facendosi benvolere dalla popolazione, costituita quasi esclusivamente da contadini analfabeti e miseri, che lo apprezzavano per la sua innata umiltà. Benché conservatore, legato quindi a una visione della Chiesa come istituzione chiusa, avulsa dalla realtà dei fedeli, sarà proprio questa vicinanza con una classe disperatamente povera, vessata da pochi grandi latifondisti, sempre pronti a far reprimere nel sangue qualsiasi moto di protesta, che cambierà profondamente l’uomo, capace di comprendere che un religioso non deve vivere nella stretta osservanza delle norme della Chiesa, ma deve essere il Cristo di tutti gli uomini e in particolare di quelli più sfortunati. È così che si accostò alla teoria della liberazione con cui si affermano come prioritari i valori di emancipazione sociale e politica che figurano nel messaggio cristiano. Fu una vera e propria trasformazione e Oscar Romero, anche per effetto delle continue violenze degli squadroni della morte, che tolsero la vita a persone e a collaboratori a lui particolarmente cari, diventato arcivescovo di San Salvador, cominciò a denunciare pubblicamente i misfatti che insanguinavano il paese, venendo meno alla tradizionale accondiscendenza della sua carica con le famiglie che detenevano il potere. Le sue omelie, trasmesse dalla radio diocesana, furono ascoltate anche all’estero, pur se non apprezzate dal Vaticano. Non sostenuto da Paolo VI e nemmeno dal suo successore Giovanni Paolo II divenne così sicuro bersaglio dei latifondisti; tuttavia, lui continuò a predicare, a invocare la pace e la giustizia, consapevole, come il Cristo, che la sua fine era prossima. Infatti, il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando la Messa nella cappella dell’Ospedale della Divina Provvidenza, in cui viveva in un piccolo locale dalla sua nomina ad arcivescovo, un sicario lo uccise con un solo colpo di pistola. Se ne andò da questo mondo povero come aveva sempre vissuto, per non essere diverso dai suoi amati poveri. Come non infrequente nella storia della Chiesa, un personaggio scomodo da vivo diventa estremamente utile da morto e fu così che nel 1997 venne avviata la causa di beatificazione, ancora non conclusa, perché stranamente ferma per anni, ma sollecitata ora fermamente da papa Francesco. Io ho riassunto in poche righe una vita, più che altro per informare chi legge di che si tratta, ma la storia di questo uomo debole di salute, gracile, ma dalla volontà ferrea, riveniente da una fede ben salda, è narrata in modo magistrale in questo libro da Ettore Masina. La sua è una scrittura piana, non enfatica ma vibrante, precisa senza essere pignola, circostanziata nel raccontare gli accadimenti senza che tuttavia sfoci, anche appena, nello schema di un verbale. E tutto appare in crescendo, mettendo in luce quegli eventi che sono indispensabili per comprendere il personaggio. Ne esce così una splendida biografia che ha la forza e la bellezza del romanzo senza esserlo, che porta a una lettura veramente appassionante, al punto che ho ritratto, sovente, l’impressione di trovarmi al fianco di Romero, davanti a una folla di disperati campesinos che chiedono solo di vivere e che nonostante tutto vanno avanti grazie alla loro fede religiosa. Chiedono, tuttavia, a quell’uomo che li ascolta un po’ di giustizia e lui parla a loro con le parole di Cristo, con quel messaggio di pace e di serenità che oggi ha più di duemila anni e che da sempre troppi non vogliono udire. Leggetelo, perché è un’esperienza indimenticabile.

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