Ritengo che uno dei pregi di questo romanzo storico stia nella ricostruzione dell'epoca, ricca di dettagli ed elementi culturali che permettono al lettore di esplorare una delle fasi meno esplorate e più controverse della storia occidentale e medio-orientale, le lotte tra fazioni cristiane subito dopo l'affermazione della religione di Cristo, mentre altri credi (ritenuti "pagani") ancora esistenti devono faticare per reggerne il confronto. Episodi cardine, come l'assassinio di Ipazia, la lotta di Nestorio contro Cirillo, e le relative dispute teologiche che, all'epoca, infiammavano gli animi tanto quanto quelle puramente politiche oggi, non sono avvenimenti marginali, nel romanzo, e completano quel viaggio tutto interiore che interessa il protagonista di questa storia, voce sincera e coinvolgente - un viaggio che in alcuni punti risulta lento e poco agevole, ma che non delude. E l'Azazel del titolo, appellativo del diavolo, torna a essere il simbolo, il segno e il confine di confronto con cui riscattare una libertà ritenuta necessaria ed essenziale. È una visione classica dell'immagine del diavolo, certo, ma a mio avviso risulta efficace e convincente.
Azazel
Una cella di due metri per lato. Una fragile porta di legno sconnessa. Una tavola, con sopra tre pezze di lana e lino, e un tavolino con un calamaio e una vecchia lampada con lo stoppino logoro e la fiamma danzante. A Ipa, il monaco egiziano, non serve altro per vivere nel monastero sulla vecchia strada che collega Aleppo e Antiochia, due città la cui storia ha inizio nella notte dei tempi. È il V secolo, un momento decisivo nella storia della Cristianità. Sono anni di violenza religiosa, di lotte e contrasti feroci, e la fede nel Cristo vuol dire scegliere una fazione, abbattere i propri nemici, e così decidere del proprio stesso destino. Nestorio, Yabba che ha preso Ipa sotto la sua protezione, il venerabile padre con cui a Gerusalemme e Antiochia il monaco ha discusso liberamente dei libri proibiti di Plotino, Ario e degli gnostici, è nella tempesta. Nel 428 d.C. è stato ordinato Vescovo di Costantinopoli e ora, due anni dopo, è accusato di apostasia, la più terribile delle accuse, l'abbandono e il tradimento della fede nel Cristo. Il Patriarca Cirillo, l'Arcivescovo di Alessandria, ha scritto dodici anatemi contro l'"apostata", colpevole ai suoi occhi di non riconoscere che "il Cristo è Dio nella sostanza e che la Vergine è Madre di Dio". Che Chiesa è mai quella che scomunica un saggio dal volto radioso, un uomo santo e illuminato che ha il solo torto di ritenere assurdo che "Dio sia stato generato da una donna"?
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2011
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Formato:Tascabile
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F 11 gennaio 2025Romanzo storico dell'interiorità
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