Un buon poliziesco, di quelli duri e puri, sicuramente ben scritto, però è una lettura che non mi ha catturato forse perchè la storia è prevedibile; capiamoci, non sono di quelli che vogliono i colpi di scena a tutti i costi a costo di sacrificare la credibilità, tuttavia è una storia che vedrei meglio sul grande schermo piuttosto che in un libro. Leggendo sul web i pareri altrui, ecco che un lettore lo ha apprezzato maggiormente per lo stesso motivo per cui io l’ho apprezzato di meno ed ecco che ritornano in gioco i famosi gusti personali. La storia poliziesca in se è intervallata da un’altra vicenda che coinvolge la moglie di Billy Graves ed a me ha dato fastidio, sia perchè interrompeva continuamente la storia principale, sia perchè annunciava un epilogo tragico che, ovviamente, non vi dirò se c’è stato o meno. In ogni caso la vicenda parallela è stata giocata male dal poliziotto cattivo, che oltretutto, in un’altra vicenda che lo riguarda si è mostrato a dir poco ingenuo. Promossa quindi la storia poliziesca, meno quella correlata. Il mio gradimento lo colloca su un Medio, ma al netto delle mie impressioni decisamente personali, può definirsi Buono.
Romanzo dal ritmo incalzante, che inchioda il lettore alla pagina con una suspense magistrale, Balene bianche segna il prepotente ritorno di Richard Price sulla scena letteraria internazionale.
«Balene bianche è il poliziesco dell’anno: torvo, grintoso e impossibile da abbandonare… Ho cominciato a leggere che ero affascinato; ho finito che ero profondamente commosso» - Stephen King
«Come un treno inarrestabile che attraversa una galleria, Price riesce a dare alla storia una dinamica feroce. Quella che fa sì che mettere da parte questo libro per dormire o mangiare diventi molto difficile…» - Michael Connelly
Billy Graves, John Pavlicek, Jimmy Sheridan, Yasmeen Assaf-Doyle e Redman Brown sono i superstiti dei Wild Geese. Erano sette un tempo, ma due si sono persi per strada, il primo definitivamente dopo aver fumato per una vita tre pacchetti di sigarette al giorno, il secondo sperduto in qualche angolo dell’Arizona a godersi la meritata pensione. Intorno alla metà degli anni Novanta erano la squadra di detective più affiatata dell’East Bronx. Si facevano valere in uno dei quartieri peggiori di New York perché si consideravano una famiglia, capace di includere tra le sue fila proprietari di cantine, bar, saloni da barbiere, qualche vecchio spacciatore di marjuana, qualche ristoratore con sala da gioco clandestina dove giocare a dadi e bere gratis. Poi non accettavano danaro, ed erano implacabili coi malviventi d’ogni risma. Una squadra magnifica, insomma, ma con un cruccio indelebile: non aver incastrato le loro personali «Balene bianche», i criminali che avevano commesso delitti efferati sotto i loro occhi e l’avevano fatta franca. Dei cinque superstiti Billy Graves è il cucciolo del gruppo, quello ancora in servizio nella Squadra notturna del Dipartimento di polizia di New York, un manipolo di detective incaricato di sorvegliare di notte le aree più pericolose di Manhattan, da Washington Heights a Wall Street. Un incarico non proprio esaltante, ma passabile dopo anni trascorsi all’Unità per le identificazioni, in punizione per aver ferito accidentalmente un bambino ispanico di dieci anni nel Bronx. Billy Graves e la sua squadra si recano un giorno alla Penn Station, chiamati per il ritrovamento di un cadavere. Nel sudicio porticato della stazione, una lunga scia di sangue li conduce al corpo inerte di un uomo sulla trentina, occhi azzurri spalancati e pieni di paura, le sopracciglia sottili e arcuate, la pelle bianco latte, i capelli corvini e i tratti femminei. Billy Graves riconosce subito nella vittima Jeffrey Bannion, la «Balena bianca» cui Pavlicek ha dato ininterrottamente e vanamente la caccia, l’efferato assassino di un dodicenne trovato sotto un materasso macchiato di sperma. Quando anche nei giorni seguenti altre due «Balene bianche» vengono assassinate in circostanze misteriose, Billy capisce che c’è un’unica cosa da fare: riunire John Pavlicek, Jimmy Sheridan, Yasmeen Assaf-Doyle e Redman Brown, i Wild Geese al completo, e cercare di capire chi abbia deciso di farsi giustizia da solo.
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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PAOLO MASSARENTI 30 luglio 2018
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BARBARA BETTELLI 05 maggio 2016
Un poliziesco come si deve, finalmente, con diverse storie che si intrecciano nella Big Apple dei giorni nostri tra il Bronx e Lower Manhattan, denominatore comune il NYPD, avvincente pagina dopo pagina e che, dopo lo spiazzamento iniziale causato dall’innumerevole quantità di personaggi e situazioni da tenere a mente, ho divorato in tipo 3 giorni. C’è tutto il repertorio completo del poliziesco newyorkese classico, gli infiniti turni di notte, le sparatorie tra gang, i bassifondi, i Donuts i poliziotti corrotti e/o alcolizzati e/o cacciati, le prostitute, i delitti irrisolti, le ore di sonno perse e il buio, tanto che sembra di stare in uno dei primi film di Clint Eastwood e il plot di tutto il libro è costruito proprio come un film, con cambi di scena continui e repentini. Ma le “balene bianche”, gli incubi ricorrenti di un gruppo di poliziotti amici, e che sono quei colpevoli che non sono mai riusciti ad incastrare, ne fanno, nonostante l’ammasso di luoghi comuni e una sensazione, a tratti, di deja-vu, un poliziesco del tutto particolare, con colpi di scena a ripetizione, analisi dei personaggi e delle loro famiglie estremamente accurate, un ritmo forsennato che non lascia lo spazio di pensare, ma anche una certa dolcezza di sottofondo. Non è uno di quei libri da tenere sul comodino e da leggere ogni tanto, è inutile, se lo abbandoni per una settimana ti perdi e devi ripartire da zero.
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