Bestie
Fin dall'inizio di Bestie Tozzi invoca la libertà, la dolcezza, il ricongiungimento. Gli sguardi di un'anima già avvertita e definita "piena di occhi chiusi" (Barche capovolte) si indirizzano preferenzialmente verso scenari normalizzati, specie campestri; ognuna delle bestie qui doviziosamente chiamate a raccolta sarà, secondo l'associazionismo jamesiano, il segno materializzato di un proprio disagio e di una propria conoscenza: una sorta di dislocazione rintracciata di quel che di non saputo l'io porta con sé, del suo inquietante impasto di "buca di scorpioni" e "nido di usignoli", di "bisbigli" e "code paurose". All'insegna di modi di essere, il dentro e il fuori annullano demarcazioni di territorio: tutto sarà estasi o incubo. A dare consistenza al fantasma animalesco che come un appuntamento inevitabile e strutturante attende il lettore è ciò che Luigi Baldacci ha chiamato il "realismo del profondo" di Tozzi, l'espressionismo integrale di una scrittura ai vertici del Novecento.
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Anno edizione:2011
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