Blu. La felicità non la si può raccontare, la si può solo ascoltare...
"Corre l'anno 1951. Sono in fondo alla scalinata che porta al sagrato della chiesa parrocchiale del paese. Al centro del sagrato c'è un cagnolino dal pelo focato, le sue orecchie si muovono incessantemente come se sentisse la presenza di qualcosa o di qualcuno. Il cagnolino entra in chiesa e io faccio la scalinata a quattro palmenti per non perderlo. Gli interni delle chiese mi hanno sempre procurato un senso di smarrimento. Le luci che filtrano faticosamente dalle ampie vetrate colorate, i silenzi senza fine, gli sguardi cheti dei Santi, l'infinità dolcezza della Vergine Maria. E poi il Gesù di Nazareth crocefisso che rassicura il visitatore con la sconfinata benevolenza di Essere al quale tutto è legittimo. Il cagnolino si ferma proprio davanti a Lui. Pochi istanti ed ecco arrivare un adulto dall'aspetto macilento, è il sacrestano. Urla parole incomprensibili contro di lui, colpevole di aver profanato quel luogo alla ricerca di un conforto alla sua solitudine. Il cagnolino, impaurito, corre verso l'uscita. Trova la porta chiusa e non sa come sfuggire a quell'ossesso di umano. Mi precipito verso di lui, lo prendo in braccio e insieme fuggiamo verso una ritrovata libertà".
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Anno edizione:2009
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